martedì 18 marzo 2008

Un western estremo


Alcune note su “il gioco di Ender” romanzo di fantascienza di Orson Scott Card.


La trama e le trame
La trama identifica il tessuto concettuale di un’opera letteraria.
In un testo potrebbe non esserci un’unica trama, ma più trame che si intrecciano, come un contrappunto musicale, oppure trame a differenti livelli, che in questo caso possono essere anche radicalmente diverse nella loro conformazione, nella loro gestalt. Del resto, se è noto che un libro può essere letto a più livelli, allora devono esistere trame a più livelli.
Per una lettura ingenua della trama si può fare riferimento a wikipedia.

Il gioco di Ender
Il gioco di Ender (lo sterminatore buono) è molto americano e molto guerrafondaio.
Quello che ha cominciato è sempre l'altro, il nemico, il quale va punito in modo esemplare.

E' interessante la nostalgia degli altri (gli "scorpioni") dopo il loro genocidio. Il nemico viene prima demonizzato, poi distrutto ed infine mitizzato. Come avvenne con i pellirosse del nord America.

Non è la prima volta che un libro di fantascienza dimostra di essere nella sostanza il remake di una classica storia western: noi, gli altri, la frontiera, sono i temi spesso comuni ai due generi. Come in un western classico gli invasori che hanno attaccato verranno severamente puniti. Ma viene il dubbio che la loro vera colpa sia di essere diversi, che non ci sia mai spazio a sufficienza per due razze diverse.

Come creare uno sterminatore
L'altro motivo che si interseca è quello dell'educazione (o meglio il condizionamento) di un bambino. Qui ci sono spunti interessanti. E' un caso estremo di romanzo di formazione.

I bambini non sono adulti in miniatura e Orson Scott Card lo sa bene. La loro duttilità può essere pilotata, preferibilmente tramite l’uso di miti.

L’uso di protagonisti molto giovani è forse un espediente narrativo per evidenziare gli effetti dell'educazione. Fa comunque parte dello stile estremo del romanzo: la formazione raggiunge risultati estremi quando si anticipa al massimo l'indottrinamento.

Ci ripenso e noto che la giovanissima età del protagonista è molto importante per suscitare la simpatia del lettore verso di esso. In aggiunta serve a spiegare quello che manca nel romanzo (il cane che non abbaiò): non c'è traccia di sesso né di amore, in modo da totalizzare tutte le pulsioni del protagonista verso il nemico. Mi torna in mente che nel periodo di massima espansione dell'Impero britannico anche le gambe dei tavoli erano coperte.

Un futuro obsoleto
Sono caratteristici i riferimenti ormai obsoleti al Patto di Varsavia, i quali prospettano un futuro obsoleto (comunque utile ai fini della storia). (Il libro sembra essere stato scritto in più fasi tra il 1977 ed il 1991).


Truman Burbank

venerdì 14 marzo 2008

Un gioco di specchi


Alcune note su La stanza rossa. Riflessioni scandinave di Federico Caffè
di Bruno Amoroso


La parsimonia degli economisti
Compare nelle prime pagine un riferimento ad un’antica parsimonia che spinge a risparmiare ogni gesto inutile. Mi appare un ritorno al concetto originale di economia come scienza della gestione di risorse limitate per fini umani.


Il metodo di fondo
Nell’attuale situazione l’eclettismo non è una scelta ma una necessità. (cita Samuelson, p. 57)


Specchi riflessi
La stanza rossa è un gioco di specchi: Amoroso che racconta Caffè che racconta Amoroso. Anche le citazioni sono a volte multiple (per esempio qui sotto su Keynes). Un gioco di specchi sui personaggi, ma i concetti sono sempre chiari, indipendentemente da chi potrebbe averli affermati, anzi la molteplicità di possibili autori rinforza i concetti.

"Il canone del laissez faire, ben lungi dall’essere un principio scientifico universale e immanente, non è che una massima pratica e, come tale, relativa e contingente". (citazione doppia di Bachi/Keynes, pag. 140)

Il caso di Keynes dimostra come sia facile farsi addossare l’accusa di sovversivismo quando si persegue in modo coerente il legame tra schema conoscitivo e progetto operativo (pag. 136)

Sul riformismo
Un assillante desiderio che le cose migliorino, ma migliorino anche abbastanza presto, senza aspettare grandi cose proiettate in un lontano ed incerto futuro. (pag. 103)

Il caso italiano
Un difetto nazionale di noi italiani, come popolo, è che manchiamo di tenacia. […] quello che ci manca è la costanza, la tenacia; nella vita individuale come nella vita sociale, questo è un grande elemento per andare avanti. (p.105)

In Italia si è sempre parlato di scuole più che di correnti di pensiero: liberale, marxista, sraffiana, Keynesiana, inventate come comodi strumenti di selezione dei candidati ai concorsi di cattedra. (p. 30-31)

Più che di un differente modello di sviluppo abbiamo bisogno di differenti condizioni di vita civile. (p. 86)

Sulla strumentalità
Caffè sembra provare il mio stesso disagio verso ciò che è ufficiale: solitamente è così strumentale che risulta irrilevante ed addirittura fastidioso per chi tende alla ricerca della verità.
In realtà non che gli studi ufficiali siano falsi: è che sono strumentali rispetto al punto di vista al quale si vuole dare rilievo (p. 75)

In definitiva
La modestia è, in definitiva, il primo senso della sapienza. (p. 105)

Truman Burbank

domenica 9 marzo 2008

Una conferenza sui trasporti


E' tempo di elezioni

Mi invitano ad un Incontro pubblico su infrastrutture e trasporti.

Una conferenza sui trasporti, come al solito tutto ciò che è politica italiana, è una rappresentazione, un modo per vendere merce di facile consumo.

Più o meno tutti sentono il problema della mobilità e a tale problema diffuso si dà soluzione nei termini più comuni dell'immaginario collettivo, dei miti condivisi: lo sviluppo, il progresso, la libertà di movimento.
Ma io ho il dubbio che la libertà di movimento senza la libertà di disporre del proprio tempo sia una libertà davvero misera. E' solo la libertà di agitarsi in modo maniacale per dare sfogo alle fobie represse.

Allora sarebbe necessario, prima di un qualsiasi dibattito sulla mobilità in un'area geografica, uno studio sui flussi di movimento delle persone e sui motivi per cui la gente si muove.

Provo a segnalare questo mio dubbio. "Renzo Piano dice che costruire parcheggi in centro è un errore perchè essi attirano il traffico privato. Bisognerebbe invece stimolare il trasporto pubblico." Mi rispondono.
Ma così si continua a vedere la mobilità come un a priori, come qualcosa di necessario, quando invece essa è causata da motivi ben precisi, a loro volta dovuti alla scelta di modelli di sviluppo sbagliati.
Un esempio è il rapporto tra centro e periferia: la mattina milioni di persone nei dormitori suburbani si alzano per andare a lavorare in centro, la sera il flusso si inverte. Durante il giorno alcune periferie sembrano il deserto dei tartari.

Nel modello di sviluppo(1) attuale le periferie hanno scarso valore e ciò consente di comprare lì casa, ma non di viverci bene.

Investire nella riqualificazione delle periferie potrebbe essere ben più redditizio socialmente che investire nei trasporti, avendo comunque un beneficio sul traffico (si sposterebbe meno gente).

Altro aspetto da valutare è il costo abnorme, insensato, delle case in centro, dovuto all'enorme disponibilità di denaro virtuale circolante. Le attività finanziarie, tramite i derivati, moltiplicano il denaro e ciò aumenta in modo insensato il circolante. La disponibilità di denaro fa lievitare i prezzi di mercato, tenendo anche contro della (motivata) sfiducia nella borsa (che quindi attira poco il denaro dell'individuo comune).

Il modello centro - periferia nelle città di oggi mi sembra avere un aspetto simile ad un cancro, una crescita incontrollata, senza armonia né equilibrio.

In questo scompenso si evidenzia anche quello che è storicamente il punto debole della sinistra, la quale tende ad essere internazionalista ed a trascurare il territorio, abbandonandolo alla destra.
D'altro canto la destra può gradire un territorio degradato, a cui imporre con facilità i propri stilemi: l'odio verso l'estraneo, la tradizione (Dio, Patria, famiglia), in generale la destra si focalizza contro il nemico di turno.
La sinistra avrebbe quindi interesse a riqualificare il territorio e coalizzare le persone con interessi comuni (non saranno forse classi sociali, ma almeno gruppi sociali omogenei).

In definitiva sono molti gli aspetti di cui si potrebbe discutere utilmente, ma non si parlerà di essi. Chi cerca di trovare le cause dei problemi è un sovversivo. Si preferirà un talk show basato sui nomi dei relatori e sui grandi problemi, sui grandi finanziamenti necessari. Probabilmente si farà un uso smodato della parola emergenza, la quale punta al metodo italiano per non rispettare le regole. Non vedo motivo di andare.

Truman Burbank

(1) Chiaramente "modello di sviluppo" è un termine usato all'interno del pensiero unico neoliberista. Si potrebbe forse sostituire con politica economica.

domenica 2 marzo 2008

Paradossi ir-reversibili (Caos calmo)


I topi non avevano nipoti

L'ultimo film di Moretti evidenzia la capacità del regista-attore di giocare sul piano dei paradossi e su quello della reversibilità. I paradossi, presenti fin dal titolo, individuano i punti caratteristici della vita, mentre la reversibilità (evidenziata dalle frasi palindrome - vedi sottotitolo e nota) ed il suo opposto distinguono il vacuo da ciò che è fondamentale.

La storia è semplice, l'elaborazione del lutto da parte di un uomo a cui muore la moglie. Il lutto comincia in estate e termina in pieno inverno.

Il primo paradosso è il salvataggio iniziale di due donne da parte dei protagonisti, che non viene notato dagli altri, i quali nemmeno si preoccupano di ringraziare. C'era molta gente e nessuno ha visto.

Più o meno in contemporanea moriva la moglie del protagonista, sola con la figlia. Questo è importante e non reversibile, anche se c'erano pochi spettatori. I fatti importanti non necessitano di essere spettacolari.

Irreversibile è anche la cancellazione delle e-mail della moglie con lo scrittore di libri per bambini. Cancellazione totale senza leggere. Perchè i diritti alla privacy delle persone possono esistere anche dopo la loro morte.

Il lutto termina in pieno inverno, quando scende la neve, il cane San Bernardo impazzisce dalla gioia nel ritrovare il suo ambiente naturale e sfugge alla padrona. L'inno alla gioia del cane che corre e gioca con i ragazzini davanti a scuola termina nelle mani di Moretti che se lo abbraccia e lo restituisce alla padrona. Dopo il pianto precedente, questo è il segnale che si può tornare alla vita. I due si presentano per la prima volta.

Una costante, un fondamento della storia, è l'immenso amore dei padri per i figli. Un amore su cui è basata la società. Molti investigatori e giornalisti da strapazzo dovrebbero vedere questo film, il quale in modo doloroso cerca di raccontare qualche verità.

Marginale un episodio di sesso in un film molto morale come questo. Chi ha notato troppo quella scena di sesso ha una morale particolarmente bassa.

Truman Burbank

Nota: Sicuramente Moretti conosce "In girum imus nocte et consumimur igni" uno dei film di Debord.