lunedì 13 settembre 2010

Letterature fantastiche

Tutti i giorni i giornali riportano la scoperta del gene responsabile di qualche malattia, ad esempio Sla associata a una variazione genetica sul Corriere della Sera del 12 settembre.

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L'odierna genetica è una branca della letteratura fantastica asservita alla propaganda per la vendita di servizi medici (analisi di laboratorio, screening, medicinali, vaccini, ...). Chiaramente nel loro complesso tali servizi medici sono dannosi alla salute della popolazione oltre che al suo portafogli.

Non è difficile vedere ad occhio nudo che c'è un rapido cambiamento delle malattie di cui soffriamo, in durate temporali che non sono compatibili con cambiamenti genetici della popolazione. Un esempio lampante potrebbe essere l'esplosione dei casi di allergie ed intolleranze alimentari.

Se le malattie cambiano mentre il contesto genetico resta invariato, allora è l'ambiente che provoca le malattie (o almeno la stragrande maggioranza delle malattie), non il patrimonio genetico. Ma le ricerche epidemiologiche sulla correlazione tra ambiente e malattie sono oggi praticamente proibite.
Per un ricercatore in campo medico il proporre indagini epidemiologiche è un suicidio professionale.

Prosperano invece le "ricerche" che attribuiscono le malattie alle nostre tare genetiche.
Tutti noi nasciamo con un difetto originario, trasmesso a noi dai nostri genitori, e per tutta la vita dovremo faticare per compensare questo difetto, per curare il nostro corpo, per supplire a questa nostra carenza.

Insomma è la riedizione del peccato originale della Chiesa cattolica, riadattato per l'odierna religione medico - commerciale.
Per chi ci crede è un dovere obbedire ai suoi precetti.
Per chi non ci crede è letteratura fantastica.

giovedì 9 settembre 2010

La voce della piazza


Per la piazza vale grosso modo ciò che dicevano Lovink e Rossiter riguardo ai blog: essa agisce spesso come cassa di risonanza, come amplificatore per i temi imposti da altre fonti (gli "old media", i mass media unidirezionali gestiti dai potenti).
Però qualche considerazione aggiuntiva si può fare.
- La piazza è un mezzo di comunicazione, orientato al locale più che al globale.
- Anche per la piazza potrebbe funzionare il meccanismo per cui il tema di discussione (la cosiddetta agenda nel gergo dei media) è imposto dall'alto, ma la conclusione la trova la piazza, e tale conclusione può essere opposta a quella desiderata dal potere.
- Comunque la piazza tende a privilegiare il locale sul globale, seguendo il motto strategico dei no-global.

C'è stato un capovolgimento, o almeno un forte cambiamento, nel rapporto tra il potere e la piazza, anche in conseguenza del "progresso" tecnologico.
Una volta, (ai tempi del Fascismo di Mussolini) si andava tutti in piazza con la camicia nera, per eseguire i riti del potere (1).
Ma le tecniche basate sul controllo fisico delle persone erano poco efficienti. La tecnica di oggi consente di pilotare gli individui (tramite i mass-media) anche quando sono chiusi in casa, anzi tali tecniche funzionano meglio sugli individui isolati.
Di conseguenza, con l'avvento della TV è diventato conveniente (per il potere) avere individui chiusi in casa a farsi candeggiare il cervello dalla TV, o anche consumatori sperduti in enormi centri commerciali, che vagano alla ricerca del prezzo più conveniente per l'ultimo gadget tecnologico.
Il potere non ama più le piazze, che diventano pericolose per la loro capacità di raccogliere persone oziose (cioè padrone del proprio tempo) che confrontano reciprocamente esperienze ed idee.

Truman

Note:
(1) Oggi i rituali di massa si svolgono in ambienti open air, ma recintati, tipicamente stadi, dove si assiste alla partita o al concerto. (Ad es. Duisburg a fine luglio 2010). Essi sono una nuova forma degli Asylums di Goffman. Il potere sembra avere difficoltà a controllare le masse nei luoghi aperti.

I temerari e le identità multiple


Nella attuale confusione politica e sociale c'è qualcuno ancora che si arrischia ad esporre teorie costruite al volo, nel tentativo di inseguire in tempo reale e decifrare le evoluzioni della società e del costume. Questi temerari (ad esempio Negri, Bauman, Zizek, Bifo, Mc Silvan) corrono il rischio di prendere cantonate colossali. Decifrare al volo la realtà è un esercizio che ha bisogno di fortuna, non riesce mai totalmente ed espone ad innumerevoli critiche. Nei casi limite, chi vede per primo la verità, può essere aspramente criticato dagli altri che restano fermi a modelli precedenti.
D'altro canto alcuni interessanti interpreti della realtà di oggi tendono a volte a richiudersi nella ripetizione di prospettive che portano ben pochi contenuti nuovi (ad es. la Società liquida di Bauman).

Eppure la società di oggi si evolve sempre più rapidamente, lo spiegava bene Bifo anni fa:
“…occorre che la mente collettiva conosca ed elabori la complessità del reale con una velocità che le consenta efficacia. Data l'accelerazione degli scambi informativi che le tecnologie digitali hanno indotto, la legge non possiede gli strumenti conoscitivi per elaborare, giudicare, normare gli scambi informativi, i processi di produzione.”

“Gli eventi del pianeta appaiono sempre meno governabili, e il miglior modo per definirli sembra la paroletta: caos."

In queste condizioni l'alternativa a cercare teorie adeguate a descrivere la situazione attuale è il restare senza teorie, il che equivale ad essere inermi di fronte ai potenti rivolgimenti che stanno succedendo.
Quando arriva l'uragano è meglio non essere del tutto inermi. Forse vale la pena di correre il rischio del ridicolo e preparare qualche teoria.

Una possibile risposta adeguata potrebbe venire da un'elaborazione collettiva fatta in un team ristretto, le identità collettive alla Wu Ming potrebbero fornire lo strumento per affrontare in modo minimamente adeguato gli sconvolgimenti in corso, senza cadere con facilità in analisi grossolanamente errate, che vengono smentite il giorno dopo, e senza dire cose scontate, analisi ripetitive che non portano da alcuna parte.