mercoledì 27 giugno 2012

La corsa dei lemming


Mi segnalano un articolo di Brancaccio, “SINISTRA, OCCORRE UNA STRATEGIA PER USCIRE DALL’EURO” e ancora una volta leggo temi triti e ritriti.

Nell'analisi di Brancaccio c'è almeno un errore di fondo, esso considera che il PD sia un partito di sinistra, o almeno che esista un'area intellettuale (il giornale Repubblica?) che porta avanti le idee della sinistra.

In realtà la "sinistra" di Brancaccio è solo un'accozzaglia di venduti e traditori.

Detto questo, in questo articolo come in tanti altri, manca sempre l'analisi di fondo della crisi, si studiano le pagliuzze per cercare di prevedere il futuro. Ha qualcosa del pensiero magico questo modo di ragionare, come quelli che studiano i fondi di caffè nella tazza per vaticinare.

Bisogna ritornare agli elementi di base. Proviamo a elencarli ordinatamente.

1) Nel mondo c'è un eccesso di denaro colossale, nato dai profitti della finanza, lasciata libera di speculare alle spalle dei popoli. Questo eccesso di denaro non è più controllato dal mondo reale (l’economia reale delle persone), ma lo influenza pesantemente.

2) La globalizzazione ha fottuto il capitalismo. Per lungo tempo un sistema basato sul profitto criminale ha potuto mostrare la sua faccia buona (il benessere dell'occidente) mentre produceva sangue e disperazione nelle colonie (il terzo mondo schiavizzato tramite la finanza). Alla lunga tutte le linee di circolazione si sono richiuse ed il sistema criminale sta colpendo sul proprio cuore, i centri della finanza. Il tentativo di queste elites imbecilli è di spremere i popoli per rimpolpare le banche. Ma non c'è più trippa per gatti.
Più spremi le popolazioni e meno denaro entra in circolo (il caso della Grecia è esemplare).
Il sistema è fallito. Si può solo tentare di gestire il fallimento, se i criminali della finanza accettano di essere messi nell'angolino.

3) Per uscire dalla crisi bisogna sgonfiare la bolla finanziaria, oppure essa esploderà all'improvviso. E siamo molto vicini a questa esplosione.

4) Le persone che hanno creato questo stato di cose sono da tempo incapaci di controllare il processo. Sono solo capaci di gonfiare la bolla sperando che regga un altro poco. Vanno rimosse.

5) Non tutte le elites sono d'accordo in questa corsa dei lemming alla distruzione. Sanno che l'uscita dalla bolla può essere una guerra mondiale che lascerà solo cocci, oppure un'esplosione comunque devastante per tutti.

6) Se si vuole tentare di sgonfiare la bolla bisogna fare esattamente il contrario di ciò che è stato fatto finora: bisogna ridurre la quantità di moneta circolante (con fallimenti controllati di banche e finanziarie) e ridurre la sua libertà di movimento, quindi è opportuno tornare a valute nazionali ed a banche più piccole, basate sul territorio (e sull’economia reale).

7) La Germania non necessariamente sta lavorando contro di noi nel sostenere l'austerità. Sicuramente sta lavorando contro la crisi e non a suo favore. I crolli di borsa sono diminuzioni di denaro circolante e quindi lievi sgonfiamenti della bolla.
La Germania sa bene che il crollo dell'euro sarebbe molto dannoso per i tedeschi, ed insistere nell'austerità porterà ad un crollo dell'euro.
Ma finanziare ulteriormente le banche facendo finta di aiutare gli stati è ancora peggio. E la Germania è pronta in qualsiasi momento a tornare al marco, che non è mai uscito di corso. Ha la sua uscita di sicurezza.

8) Gli USA rischiano grosso. A loro serve che ci sia l'euro e che tale euro sia debole, in modo da non affossare il dollaro. Se salta l'euro salta anche il dollaro ed il sistema delle grandi banche d'affari internazionali (quelle che creano solo danni). Non è detto che le piccole banche locali non sopravvivano a tale crollo e potrebbero anche averne vantaggi dopo un po'. Dipende se gli Stati ricominciano a fare il loro dovere.

9) Un possibile accordo con le elites potrebbe essere di fare scoppiare le grandi banche d'affari dopo aver isolato un piccolo nucleo destinato a sopravvivere dal resto destinato al fallimento (la good company e la bad company). Per loro potrebbe essere un'opzione molto migliore del crollo improvviso che si può verificare in qualsiasi momento.

10) Che fare? La risposta è sempre il motto strategico dei no-global, bisogna pensare globale ed agire localmente, il che si traduce nell’estromettere i Quisling della finanza fallita e chi li sostiene, ritornando al territorio, alle persone, alle aziende, alla società. E alle competenze che si oppongono ai chierici della religione economica e ai servi dei mass-media.

11) L'Italia cosa può fare? Se ci fosse un capo di stato responsabile in questo momento lavorerebbe per nazionalizzare la Banca d'Italia e preparare la circolazione della lira o altra valuta nazionale (preferibilmente in parallelo all'euro). Il fatto che Monti e Napolitano non ci pensano minimamente significa che dovremo levarli dalla loro poltrona. E non sarà certo Bersani che ci salverà. Dobbiamo salvarci da soli.

Truman
26.06.2012

venerdì 8 giugno 2012

C'era una volta l'Europa



Era la fine degli anni '80 e tornavo dal Sud-est asiatico (quello che altri chiamano estremo oriente).

Tre settimane a sentire lingue incomprensibili, a vedere ambienti strani, a provare nuovi sapori e odori, a tentare di capire menti lontane dalle nostre.

Un viaggio di lavoro che era stato indubbiamente istruttivo, ma cominciavo a essere stanco.
Arrivo all'aeroporto di Francoforte la mattina, ancora cinque ore da aspettare per il volo per l'Italia. C'è tempo a sufficienza per uscire dall'area transiti e fare un giro all'interno dell'aeroporto.
Faccio quindi la fila al controllo passaporti per uscire.
E qui, inaspettato, il doganiere prende il mio passaporto, sorride e mi dice "buongiorno". In italiano. Poi mi restituisce il passaporto e mi invita a passare.

La traduzione per me è: "Non mancano ancora diverse ore per arrivare a casa. Sei già a casa tua."

Questo ricordo buca gli anni per ricordarmi che l'Europa non era solo un consorzio di banche. Milioni di cittadini gradivano l'idea di una casa comune europea ed erano disposti a fare la loro parte per contribuire.
Secoli di guerre potevano essere visti come un passato da seppellire per fare uno spazio comune di milioni di cittadini.

Oggi mi spiegano che non poteva funzionare. Quello che lo spiega meglio è Bagnai, con la sua profonda conoscenza delle aree valutarie ottimali. Non c'erano le basi matematiche per garantire la stabilità dell'economia europea, anzi è dimostrabile che la costruzione di una comunità politica a partire dalla moneta comune era destinata al fallimento.

Eppure questo modo di ragionare mi ricorda qualcosa. Mi ricorda i professori dell'università che a volte raccontavano di come gli ingegneri avevano risolto i problemi prima che fosse dimostrato matematicamente che tali problemi erano risolubili. Anzi a volte dei problemi erano stati risolti anche quando i matematici avevano dimostrato che non erano risolubili.

Ad esempio, mi pare che poco più di un secolo fa fosse dimostrato che i mezzi più pesanti dell'aria non potevano volare.

Sono più sicuro sulle costruzioni civili. Poco dopo l'anno mille vennero costruite alcune cattedrali immortali, Chartres e poi Notre Dame de Paris, ad esempio.
La scienza delle costruzioni non era ancora stata inventata. Queste cattedrali, per come erano pensate dai loro progettisti, erano destinate a crollare, perché non avevano tenuto in conto la spinta del vento. Furono corrette in corso d'opera, mentre si manifestavano le prime crepe. Furono aggiunti gli archi rampanti. E oggi svettano maestose. Alla faccia dei teorici.

E allora l'Europa secondo me si poteva fare, contro la teoria e aggiustando le crepe. Ma doveva essere un'Europa dei popoli e non dei banchieri.