venerdì 21 dicembre 2012

La vera Costituzione italiana



Riporto la prima parte (principi fondamentali) della Costituzione oggi effettivamente applicata in Italia, la cosiddetta Costituzione materiale.



Art. 1.

L’Italia è una dittatura tecnocratica (1), fondata sull’usura. La sovranità appartiene alle banche, che la esercitano nelle forme a loro più gradite.


Art. 2.

Il Sistema riconosce e garantisce solo gli interessi dovuti agli usurai, siano essi singoli o preferibilmente associati in forma di banche.

Il Sistema richiede ai comuni cittadini l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà economica verso le banche. Tali doveri comportano il pagamento di tasse crescenti nel tempo. Le tasse pagate allo Stato verranno da esso rigirate alle banche.


Art. 3.

I cittadini si organizzano in due caste: i cittadini comuni, per i quali si applica la legge, e i membri delle elite, per i quali la legge va opportunamente interpretata di volta in volta.

All'interno di ogni casta i cittadini possono essere ulteriormente differenziati di fronte alla legge, in base a sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.

È compito del Sistema rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, lasciando di fatto alcune libertà ai cittadini comuni, impediscono il pieno sviluppo della tecnocrazia delle banche.

Art. 4.

Il Sistema riconosce a tutte le banche il diritto a fare profitto strozzando i cittadini e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al profitto delle banche.

Art. 5.

Il Sistema schifa le autonomie locali, a meno che non siano utili alla dissoluzione dello Stato. Il decentramento amministrativo viene dissuaso tramite la leva finanziaria.

Il principio del Sistema è che in prospettiva le autonomie devono sparire.

Art. 6.

Il Sistema non si preoccupa delle minoranze linguistiche, in effetti anche la lingua italiana verrà trascurata a favore della lingua inglese, vera lingua del Sistema.

Art. 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica cooperano nello strozzare i cittadini a favore delle banche, almeno fino a quando il Sistema deciderà di lasciarli in vita. Lo Stato e la Chiesa cattolica fingono di basarsi sui Patti Lateranensi per quanto riguarda i loro rapporti.


Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono uguali di fronte alla legge, ma una è più uguale delle altre, ed è la Chiesa cattolica (vedi precedente art. 7).

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno per ora diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, ma è bene che facciano attenzione, in particolare quella islamica.

Art. 9.

Il Sistema disprezza la cultura, in quanto pericolosa per il potere, promuove la sostituzione di essa con spettacoli televisivi, preferibilmente di tipo “reality”. Scienza e tecnica sono invece apprezzate, purché siano finalizzate al profitto ed al miglior funzionamento del Sistema.

Il Sistema promuove la privatizzazione del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, in modo da farci profitto.

Art. 10.

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle necessità delle banche per quanto riguarda le relazioni internazionali. Nel caso ciò contrasti con qualche trattato internazionale, tale trattato verrà disconosciuto.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in base ai rapporti di forza tra l’Italia e lo Stato di provenienza dello straniero.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, verrà respinto indietro, preferibilmente in mare aperto. Nel caso riuscisse ad arrivare alla terraferma, verrà punito con la reclusione in campo di concentramento, seguita comunque dall’espulsione.

Si possono tranquillamente estradare gli stranieri che manifestano opinioni politiche sgradite, incolpandoli di terrorismo.


Art. 11.

L’Italia rifiuta la parola guerra per indicare le sue offese alla libertà degli altri popoli e i suoi interventi armati per risolvere (o incancrenire) controversie internazionali: per indicare tali operazioni verranno usate nuove parole, per esempio “operazione di polizia internazionale”, “esportazione della democrazia”, “responsabilità di proteggere”, “difesa dei civili” e analoghe. E’ preferibile che il termine da usare per indicare gli interventi armati cambi ogni volta.

L’Italia consente le limitazioni di sovranità utili a garantire un maggior profitto alle banche, promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Art. 12.

Resta in vigore la bandiera tricolore italiana: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Essa sarà utile a indicare i tipici prodotti locali anche dopo l’abolizione dello Stato italiano (2). Mantiene inoltre il suo significato di identificazione della squadra per la quale gli italiani devono tifare durante le manifestazioni sportive internazionali.


Note
1) Nel seguito viene usata per semplicità la dizione “il Sistema” per indicare tale dittatura.
2) Una bandiera più adeguata per l'Italia di oggi è qui all'inizio dell'articolo. Ma non è quella solitamente usata.

giovedì 13 dicembre 2012

Specchi deformanti e classi digerenti

Riprendo un preoccupante articolo da http://www.vallesabbianews.it, che mi sembra segnalare un fallimento della politica, un girare attorno ai problemi dichiarando che essi non si possono risolvere ed in definitiva abdicando alla funzione della politica, che è quella di scremare il meglio della società, non il peggio. E invece alla politica bisogna tornare al più presto, evitando i giochi di specchi.

Lo specchio, i politici e la società

Di Ziggy

In questi ultimi anni e, segnatamente, negli ultimi recenti mesi, sempre più spesso ho sentito l'uomo della strada, i colleghi, gli amici, lamentarsi della nostra classe politica...

Uomini corrotti, si dice, di costumi morali non limpidi, molto sensibili al denaro e al potere, per niente alla "missione" che avrebbero da compiere.

I cittadini, si prosegue, hanno eletto gli uomini politici perché essi governino con intelligenza e sapienza mentre questi, non appena acquisito il potere, iniziano ad utilizzarlo per i propri scopi personali quando va bene, quando va male per affossare finanziariamente gli enti che governano o i partiti che gestiscono, sprecando soldi e risorse che, soprattutto nell'attuale congiuntura economica, non sono abbondanti e a buon mercato.

A questo punto, in genere, la discussione viene classicamente chiusa con veemenza dal primo che dice: "che ci vogliamo fare, i politici di oggi sono tutti ladri!".

Leggendo il romanzo di Stendhal, "Il Rosso e il Nero", che consiglio a tutti i lettori che ancora non lo conoscessero, mi sono imbattuto in questa frase, che riporto:
"Eh, signori, un romanzo è uno specchio che passa per una strada maestra. Ora riflette nei vostri occhi l’azzurro dei cieli, ora il fango dei pantani. E voi accusate di essere immorale l’uomo che porta lo specchio nella gerla! Il suo specchio mostra il fango, e voi accusate lo specchio! Accusate piuttosto la strada, e più ancora l’ispettore stradale che lascia imputridire l’acqua e formarsi i pantani.".
Il concetto originario, come si vede, riguarda il romanzo.

A mio parere tale concetto si può parimenti applicare anche alla nostra classe politica.

Credo che essa sia esattamente lo specchio della società italiana: una società dove i "furbi" si sprecano, dove chi fa il proprio dovere e ha l'orgoglio di dirlo in pubblico, spesso viene additato, volendo usare un eufemismo, come ingenuo;

dove l'abitudine di predicare bene e razzolare male è endemica;

dove per denaro si è disposti a fare tutto e, subito dopo, il contrario di tutto.

Non guardiamo solo lo specchio, la nostra classe politica, concentriamoci invece su ciò che lo specchio riflette, ovvero la società in cui tutti noi viviamo.

Si badi bene: questa interpretazione è molto più pessimistica della precedente.

Una classe politica, infatti, dopo qualche anno si può sostituire.
Molto, ma molto più complesso risulta invece cambiare i riferimenti culturali e morali di un paese, di una intera società: per farlo ci vogliono anni e tanto lavoro, a cominciare dalla formazione scolastica sulla quale, anche per questo motivo, sarebbe necessario investire di più.

Fonte: http://www.vallesabbianews.it/notizie-it/Lo-specchio,-i-politici-e-la-societ%C3%A0-22600.html
Sembra essere diventata una parola d'ordine quella di dare la colpa alla società corrotta per scagionare i politici. Viene pompata incessantemente dall'area del PD, che vuole giustificare così il suo dare da mangiare merda alla popolazione, perché realisticamente è l'unica via possibile (o nella lingua imperiale TINA: There Is No Alternative).

Certo il PD può contare sul suo seguito di piddini, ben descritti da Bagnai (su goofynomics), abituati a pascersi con ciò che gli viene fornito, però il discorso è scorretto.
Intanto perchè i numeri dicono il contrario: una percentuale altissima di parlamentari è costituita da condannati e inquisiti. Un esempio:

Lo sapete che la percentuale di pregiudicati in parlamento è del 15%, più che a Scampia (10%)!?
( http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090101113004AAMqDiP )
Allora i politici non sono lo specchio della società, ma della sua parte peggiore.
Poi va considerato che il potere implica responsabilità, un atto criminale operato da chi ha potere è più grave rispetto allo stesso atto compiuto da un cittadino comune. Ciò in molti casi è codificato nella legge italiana, per esempio per parecchie infrazioni è un'aggravante il fatto che tale infrazione sia compiuta da un pubblico ufficiale.

Ma è ancor meglio osservare i paesi esteri, dove i politici si dimettono per quelli che a noi appaiono scandaletti: lì l'opinione pubblica ha interiorizzato questa idea del potere che implica responsabilità e non perdona i politici corrotti.

C'è poi da considerare che il rimandare il problema alla società rientra in quella fallacia che Umberto Eco chiamava "benaltrismo": "ben altro ci vuole che un ricambio della classe politica. Ci vorrebbe un ricambio totale della società!"
Come spiegava Eco, il benaltrismo porta a non concludere mai niente, perchè qualsiasi azione sarebbe una minuzia, prospettando sempre grandiose azioni al livello superiore.
http://it.wikipedia.org/wiki/Benaltrismo

L'opposto del benaltrismo criticato da Eco è il riformismo nella sua forma buona (prima che arrivasse il PD), quello di Federico Caffè, che cercava di ottenere risultati nel breve termine, in tempi umani. Insomma il riformismo che si accontentava ma era capace di correggersi in corso d'opera e non si faceva illudere da una lontana rivoluzione proletaria.

E allora torniamo alla politica, evitando di scaricare sulla popolazione le colpe della classe dirigente (la quale troppo spesso è convinta che basti essere classe digerente).

Truman
13.12.2012