martedì 10 marzo 2009

I soliti noti


Alcune note sul film "Valzer con Bashir".

Riprendo da wikipedia una descrizione della trama.

In un bar, il regista Folman ascolta il racconto di un amico, che gli riferisce di un sogno ricorrente: ventisei cani lo inseguono nella notte, onirici testimoni di quei ventisei cani che l'amico stesso uccise durante varie missioni notturne, compiute nei campi profughi palestinesi durante la guerra del Libano. Folman si rende conto, con stupore, che lui non conserva nessun ricordo di quella guerra, pur avendovi partecipato direttamente come soldato.

Inizia allora a incontrare e intervistare amici, commilitoni e un reporter televisivo: il racconto di ognuno di essi diventa un flashback, che presenta un frammento sempre nuovo del conflitto. Questo susseguirsi di testimonianze fa emergere dalla memoria di Folman i suoi ricordi, che diventano sempre più definiti, fino ad arrivare ai giorni cruciali della strage di Sabra e Shatila, a cui assistette passivamente.

Le ultime immagini del film non sono più in animazione, ma sono filmati d'archivio, che ritraggono i cadaveri della strage in mezzo alle macerie del campo profughi: queste immagini reali, al termine di un film di animazione, colpiscono lo spettatore con una crudezza particolare e nuova.


Il film mi appare un'occasione perduta per scavare a fondo nella tragedia mediorientale, che avrà successo proprio per questo (la strategia del galleggiare sui problemi è quasi sempre pagante nella società di oggi).

Ancora una volta i protagonisti sono gli israeliani, mentre i palestinesi sono gli invisibili. Sono numeri più che persone. La conclusione del film è l'autoassoluzione degli israeliani, già molto traumatizzati per avere assistito a scene orrende. Strabismi e miopie troneggiano per arrivare a questo obiettivo. Perchè Israele invase il Libano? Non si può dire. Perchè gli israeliani agivano in coordinamento con i falangisti? Non si può dire. Ma la Shoah deve essere citata ripetutamente, altrimenti qualcuno potrebbe fare confusione tra vittime e carnefici.

Dal punto di vista tecnico è notevole l'uso dell'animazione per un film di guerra che ha la potenza evocativa del Coppola di Apocalypse now. Però Coppola non assolveva gli invasori.

Perchè è proprio questo che io vedo, il tentativo di razionalizzare e giustificare la propria parte nella strage.
Lo psichiatra con cui il regista parla dice esplicitamente che non è colpa sua (di Ari Foldman), qualcosa di analogo dice il regista in un suo commento al film.

Una scena più volte ricorrente nel film è il sogno in cui i protagonisti (tutti israeliani chiaramente) escono lentamente nudi dall'acqua. Sembra netta la voglia di una catarsi, una purificazione tramite il bagno in acqua, una voglia di lavare i propri peccati.

Eppure leggendo la storia ad un livello più profondo è visibilissimo il fatto che tutti gli israeliani si sono autocondannati all'inizio della storia. L'unico modo che avevano per evitare la condanna era cancellare i fatti. E tutti avevavo rimosso. La macchina dell'incoscio aveva dato un chiaro giudizio.

Truman

2 commenti:

Andrea ha detto...

Bravo Truman, vedo che nel parlare dei problemi tra Palestinesi e Israeliani ti attieni alle buone regole dell'ideologia preconfezionata: ad esempio, se parli dei problemi dei palestinesi, fai necessariamente riferimento all'Olocausto.
Immagino che per questa mia semplice affermazione ora mi bollerai come razzista, fascista, troll prezzolato complice del colonialismo...

Truman ha detto...

Veramente io mi limitavo a riferire ciò che racconta il film. In qualsiasi film israeliano è obbligatorio un riferimento alla shoah.