domenica 17 ottobre 2010

Il popolo senza partito


Alcune note sulla manifestazione FIOM-CGIL del 16-10-2010

Ancora una manifestazione sindacale a Roma. Vado a dare un’occhiata, senza aspettarmi grandi cose, per cercare di capire come prosegue il disastro Italia.
La grande macchina organizzativa che fu del PCI si è mossa ed ha portato in piazza ancora una volta una folla imponente. Qualche elemento di novità c’è sicuramente.
I partiti sono praticamente assenti, a meno di considerare partiti le decine di gruppuscoli differenti che si autodefiniscono “comunisti” con le sigle più disparate. Predomina il rosso, anche se a volte appaiono colori diversi.
Ascolto l’Internazionale, suonata da una banda di settuagenari, ma a volte si sente anche “bandiera rossa” o canzoni partigiane. Intravedo una rivista intitolata “Spartacus”, in mezzo a tante altre rivistine, distribuite da tanti gruppuscoli che sentono l’esigenza di emergere, ma anche di fare massa e fermare il degrado.
Facce tristi e stanche, un po’ da naufraghi.
Eppure la manifestazione è una fusione riuscita di molte anime. Ci sono i giovani che non troveranno mai un lavoro decente, ci sono gli anziani cassintegrati, in mobilità o licenziati. Ci sono quantità abbondanti di immigrati che si sforzano di sopravvivere nel nostro paese inospitale. Tutte le regioni sono rappresentate e portano testimonianza del disagio sociale diffuso, della voglia di riscatto da tante umiliazioni. E’ una miscela potenzialmente esplosiva.
Ma invano cercheranno un partito che li rappresenti. Sono un popolo senza partito.
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Mi guardo intorno e noto poca polizia. I negozi sono aperti. Manifestazione tranquilla, anche perché dotata di un servizio d’ordine efficiente. La notizia nei telegiornali sarà proprio questa “si è svolta senza incidenti la manifestazione della Fiom-Cgil”. Ci ripenso e non mi piace.
Si muove il popolo dei metalmeccanici, inferociti da aggressioni inaudite ai diritti, al vivere civile, alla Costituzione, e non mettono paura a nessuno.
E mi rendo conto che la risposta di Epifani a Maroni, che paventava infiltrazioni di estremisti e sobillatori, è stata totalmente sbagliata. Invece di invitare il ministro ad individuare gli estremisti, bisognava rispondere “Qui ci sono milioni di metalmeccanici che non riescono più a sopravvivere e tu ti preoccupi di pochi infiltrati? Non è di infiltrati esterni che devi avere paura, ma di noi!”
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Il sindacato virtualizza lo scontro di classe, sostituendo la lotta sindacale al conflitto reale tra classi diverse. La virtualizzazione dei conflitti porta vantaggi ad ambedue le parti in causa, almeno inizialmente. Nel caso si riuscisse a cancellare il conflitto virtuale riemergerebbe il conflitto reale.
Oggi la CGIL ancora trattiene energie disponibili per il conflitto reale, immobilizzandole nella recita sindacale. Essa, più di CISL e UIL, tiene chiuso il vaso di Pandora.
E’ cosciente la Cgil di ciò? Ha intenzione di continuare così?
E, indipendentemente dalle volontà della CGIL, se anch’essa venisse neutralizzata, come già fatto con CISL e UIL, quanto ci vorrà prima che la tensione sociale esploda incontrollabile?