martedì 28 febbraio 2012

UN EVENTO MEDIATICO A RIMINI. IL SUMMIT MMT

Rimini, 24-2-2012. - Nel silenzio tombale degli organi di stampa tradizionali è partito a Rimini il Summit MMT, organizzato da Paolo Barnard.

Una mia prima stima è di 2000 partecipanti al summit, forse meglio delle migliori aspettative. Si sente un profumo che sembrava dimenticato, il profumo degli eventi creati dalle masse, invece del tanfo emanato dai mantra putrefatti dei media (il deficit, lo spread, il rigore, i professori, ...).

Mi ritorna in mente Wu Ming quando nel 2003 scriveva che dopo il 15 febbraio i media siamo noi. Poi i movimenti andarono in sfacelo e tutto si ammosciò. Forse è ora di ricominciare.

Il 105 Stadium somiglia agli spettacoli di Grillo per la quantità di persone, anche se lo stile è diverso, più dimesso, meno voglia di spettacolo e più voglia (forse anche rabbiosa) di trovare una via d’uscita da un sistema fallito.

Introduce Paolo Barnard, con un aspetto spiritato, da profeta o predicatore. Umore pessimo e disperato nel vedere l’arroganza del potere, che tutto travolge, il potere vampiresco che succhia il sangue alle persone. “Il potere reale” lo chiama lui.
(Qui ho qualche dubbio. Non so quanto il potere sia reale e quanto sia immaginario. “L’imperialismo è una tigre di carta”, diceva Mao).
Comunque la speranza di Paolo viene da due scuole di economia, la MMT (Modern Money Theory) e la teoria del riflusso monetario.

I relatori si presentano.

Stephanie Kelton paragona la schiavitù dei negri negli USA del passato alla nostra situazione sotto l’euro. “Non è colpa vostra e ci sono vie d’uscita” dice.

Marshall Auerback ci tiene a parlare nella lingua di Dante, almeno in questa introduzione.

“Siete l’incubo di tutti banchieri europei”, dice William Black, spiegando che negli USA hanno dimenticato ciò che funzionava.
Ma parlerà di come uscire da questa situazione.

Alain Parguez (parla uno strano inglese con gli accenti alla francese) dice che un evento come questo sarebbe impossibile in Francia: “Gli italiani sono l’unica speranza dell’Europa”.
E spiega “La crisi del debito sovrano è una menzogna accuratamente pianificata. Voi siete il peggior incubo della classe dominante europea”.

Michael Hudson (in bretelle) la butta sul giocoso: “Se avessi saputo che c’erano più di 10-15 persone, avrei messo la giacca”.
Poi: “Quella in corso è una guerra finanziaria, non una lotta di classe”.

Va bene. Domani vedremo i dettagli.

Una considerazione mia, nell’economia reale l’assurdo ha sempre trovato posto con facilità: “credo quia absurdum”.
Forse è ora di smettere con la fede religiosa nell’assurdo e partire dal mondo reale.

UN’ECONOMIA DAL VOLTO UMANO
“Economics needs a soul”

Rimini - Si è svolta oggi (25-2) la giornata principale del summit MMT a Rimini, una maratona di economia a ritmi serrati, organizzata da Paolo Barnard, con la partecipazione di 5 economisti di valore e con un intervento a sorpresa di Nino Galloni, che ha raccontato alcuni fatti interessanti dell’ambiente economico italiano negli anni ‘80, avvenimenti che preparavano il disastro dell’euro.

I partecipanti oltre mille (il duemila fornito in precedenza era un po’ esagerato), con partecipazione da tutte le regioni e tutte le fasce d’età. Molti i giovani. Certamente il contrasto tra le generazioni che ci viene propinato dai media al summit non c’era, anzi c’era una voglia di collaborare insieme per risolvere problemi comuni.

In generale il summit non mi è apparso concentrato sulla sola MMT, ma affrontava tutta una serie di temi legati alla teocrazia finanziaria ed alla sua distanza dal mondo reale, dall’economia come gestione di risorse limitate per soddisfare bisogni umani.

Il tentativo (abbastanza riuscito) mi sembra essere quello di svelare i trucchi della finanza, illuminare le aree oscure (i tabù), individuare e falsificare (in senso popperiano) i dogmi economici.
Pesanti squarci al sipario fornito dai media forniscono nuove prospettive. Il sistema finanziario appare in piena luce come un sistema intrinsecamente truffaldino.

Forte anche la partecipazione del pubblico, con richieste di chiarimenti, ma soprattutto di proposte concrete su cosa fare nella situazione attuale.
Le risposte, almeno in parte, ci sono state, ma finora non esiste un programma organico su cosa fare oggi.
(Mi resta il dubbio che bisognerebbe tentare di fare leva sulle contraddizioni della finanza.)

Stephanie Kelton si occupa in particolare di MMT, introduce il concetto di moneta come strumento di scambio (IOU, I Owe You in inglese) e poi come strumento di pagamento.
Chiarisce poi come non tutti i debiti sono uguali (la piramide del debito).

Spiega come l’euro dal punto di vista degli Stati che lo adottano sia una moneta straniera, non una moneta sovrana. L’Italia non emette la valuta che usa, e perde quindi la possibilità di controllare il fisco e la politica in genere.

Hudson spiega come negli USA (Stato con moneta sovrana) ci sia stata una colossale creazione di denaro in tempi recenti, eppure i prezzi non sono saliti.
Non è vero che l’aumento della disponibilità di moneta fa aumentare i prezzi (la terribile inflazione) come dicono i libri di testo.

La strategia della banche d’affari è di impedire che lo Stato emetta denaro a suo piacimento e lo vogliono costringere a prendere il denaro a prestito. Per fare ciò spingono l’idea che la moneta di Stato produca inflazione.
Ma diceva Baudelaire che il diavolo finisce quando la gente smette di crederci. Oggi il Diavolo è la finanza.

Parguez vede l’Europa come un mostro che va contro tutte le regole dell’economia, un mostro programmato nel periodo tra le due guerre mondiali. Tutti i dati ufficiali europei sono menzogne.
Si vuole un nuovo cittadino europeo disposto ad accettare sacrifici e bassi salari. Nel piano gli Stati devono evaporare ed il potere deve essere trasferito ad una classe di tecnocrati sopranazionali (direi che siamo a buon punto).
Il Trattato di Maastricht era in realtà un PATTO DI DISTRUZIONE ED INSTABILITÀ.

Molto forte l’intervento di Black sui tabù della finanza: nessun manuale di economia spiega che i CEO (amministratori delegati) normalmente si arricchiscono con la frode.
L’arma di elezione per realizzare le frodi è la contabilità. Già nel 1993 Akerlof & Romer raccontavano le frodi ed i saccheggi dei CEO, ma non sono mai andati a finire nei libri di testo.

Lo schema generale esposto da Black è molto semplice:
1) La Banca (amministrata dal CEO) dichiara alti utili a breve
2) Il CEO si arricchisce notevolmente
3) Qualche tempo dopo la banca dichiara perdite disastrose (ma il CEO è andato via da tempo).

Black suggerisce che ci dovrebbe essere una Guardia Costiera per le banche: il CEO della banca dovrebbe essere costretto a comportarsi come il capitano di una nave, che può andare via solo per ultimo oppure affondare con la nave.

In seguito Black mostra uno schema analogo per gli stati, per esempio l’Islanda. Per un certo periodo l’Islanda era un modello per i liberisti, tutti la lodavano per i suoi alti tassi di sviluppo (2007).
Molti banchieri si arricchirono in modo eccezionale.
Qualche tempo dopo l’Islanda si ritrovò in una tremenda crisi economica che la portò al default.

Di Black è anche il richiamo a Mankiw, Economics needs a soul, (1993): l’economia di oggi è senz’anima e l’homo oeconomicus è un sociopatico.

Molto altro si è detto nel summit e una sintesi è difficile.

Domani la parte conclusiva.

E il terzo giorno... FUGA DALL'EURO 

Il terzo giorno ha approfondito i temi della MMT, in particolare Kelton ha spiegato nei dettagli la contabilità nazionale ed ha illustrato graficamente i margini di manovra che ha uno Stato a moneta sovrana, a confronto con il margine estremamente ristretto di una Stato ristretto nella gabbia dell'euro e del Patto di stabilità.

Ma la parte più interessante è il dibattito che si è scatenato sulla fuga dall'euro. Qui si sono aperte tutta una serie di prospettive su cosa vorrebbe dire abbandonare l'euro.

Una mia sintesi personale: l'euro è un esperimento inedito, per cui anche l'abbandono dell'euro sarebbe qualcosa di mai sperimentato prima, quindi qualsiasi piano (ne sono stati esposti diversi) dovrà confrontarsi con eventi imprevisti ed imprevedibili.
Eppure non resta molto tempo (sensazione comune a molti di noi). Su domanda puntuale Auerback rispondeva che entro un paio di anni potremmo essere costretti ad uscirne nel modo peggiore se non riusciamo a pianificare una via ragionevole.

E qui Parguet sollevava un paradosso (che provo a raccontare per come l'ho capito). Finora si è detto che un passaggio alla Lira (o altra valuta nazionale) provocherebbe un'immediata svalutazione della Lira e della ricchezza nazionale.

Non è dimostrato. Anzi, il primo effetto dell'uscita dell'Italia dall'euro sarebbe una violenta svalutazione dell'euro (rischio di effetto domino), mentre l'Italia, libera ormai di gestire la propria politica economica e finanziaria, sarebbe meno appetita dagli speculatori, che smetterebbero di giocare al ribasso.
Ma uno scenario di questo tipo sarebbe estremamente sgradito a chi ha pianificato l'euro per decenni. Quindi ci saranno feroci resistenze ad ogni tentativo dell'Italia di liberarsi della gabbia.
Se capisco bene Parguet, il problema vero saranno queste violente resistenze, non un'eventuale svalutazione.

Truman Burbank
27.02.2012

Riferimenti:

www.democraziammt.info
www.neweconomicperspectives.org/

Nota: Barnard comunica che il numero di partecipanti contati dalla security sabato erano 2188 esatti.
Una mia stima di sabato mi dava qualcosa tra 1300 e 1500 presenti in contemporanea (38 * 30 nella zona centrale, con rari buchi, e 300 o 400 sulle gradinate) quindi qualcosa di meno dei 2000 che mi erano sembrati inizialmente, comunque compatibile con i numeri dichiarati da Paolo (un certo andirivieni di partecipanti c'è stato, quindi non tutti erano presenti in contemporanea). Un'ulteriore precisazione: non c'erano solo italiani da tutte le parti, ma qualcuno arrivava dalla Svizzera.