lunedì 9 novembre 2009

C'era una volta la maiala


Ancora una volta si è creata una frattura tra la realtà ed i media: chi si guarda intorno vede scuole e luoghi di lavoro svuotati dall'influenza, le strade libere dal traffico, ospedali pieni di influenzati.
Nel frattempo sui media le autorità e gli "esperti" continuano a discettare dell'opportunità del vaccino per il virus di tipo A (per la "pandemia") e di un eventuale vaccino per l'influenza stagionale.
Come al solito, l’ultima persona a cui bisogna dar credito è l’esperto, è troppo coinvolto nelle logiche del potere.

Conviene, piuttosto che ascoltare voci interessate, partire dalla realtà materiale. Un breve consulto con qualche medico onesto che spieghi cosa succede sarà sufficiente a rendersi conto che l'epidemia che ha colpito circa metà della popolazione italiana e presumibilmente è entrata in contatto anche con l'altra metà è la famosa A/H1N1, la maiala, che si è dimostrata fastidiosa, ma pochissimo mortale.

Insomma l'influenza suina ha raggiunto la totalità della popolazione italiana.

Il vaccino non serve più a nessuno. Chi si doveva ammalare si è ammalato oppure si ammalerà nei prossimi giorni. Prendere il vaccino quando l'epidemia ha raggiunto o superato il picco può solo causare danni, non difende dal virus, può peggiorare gli effetti dell'influenza, può causare danni di suo, per gli additivi aggiunti (squalene, mercurio).

Detto questo conviene cominciare a parlare al passato.
-Il vaccino era una bufala ed una truffa.
-L’influenza si è rivelata molto meno pericolosa di quella stagionale.
-Il ministero della sanità, i maggiori quotidiani e tutti i notiziari TV sono inaffidabili e dannosi, hanno seminato paure invece di fare informazione.
-Le aziende farmaceutiche si sono comportate in modo criminale.

In tutta la storia c’è forse un aspetto buono: la suina farà presumibilmente da parziale vaccino per l’influenza stagionale, che farà meno danni degli anni precedenti.
Il che si può rendere dicendo che questo era proprio l’anno in cui non conveniva prendere alcun vaccino, perchè la maiala avrebbe smorzato l'influenza stagionale.

Resteranno quantità colossali di vaccino fortunatamente inutilizzato e di questo fatto qualcuno dovrebbe rendere conto.

Truman

domenica 8 novembre 2009

Saldare la frattura del 1989

Nel ventennale della caduta del muro riprendo un mio vecchio post su Indymedia.

di Truman Burbank, January 12, 2004
Nel 1989 sembrò che il mondo fosse finalmente cambiato - in meglio - con la caduta del Muro di Berlino. A distanza di anni le cose non appaiono più così evidenti, anzi appare una frattura nella storia del pensiero che sarebbe opportuno colmare.

Il 1989 sancì la definitiva caduta dell'impero dell'URSS, facendo apparire il modello occidentale (il "capitalismo"?) come il vincitore della guerra fredda ed il sistema ideologico occidentale come l'unico sistema di pensiero politico degno di essere considerato. Fu molto strombazzata questa superiorità del modello occidentale, come se il vincitore avesse sempre ragione, quindi fosse moralmente superiore al perdente.

Fu evidenziata dai media la povertà, unita al basso livello tecnologico, dei paesi dell'Est, come se la ricchezza fosse di per sé un valore positivo. Eppure la ricchezza (spesso espresso in termini di PIL quando si fa riferimento ad una nazione) era un valore positivo per il modello vincente, mentre esistono ideologie consolidate (quella cattolica, per esempio) nelle quali la ricchezza è un problema più che un valore.
E così vinse il modello occidentale, quello che pensavamo fosse capitalismo, mentre era più correttamente da chiamare neoliberismo. I capitali sono stati sempre più liberi di muoversi e viaggiare per il mondo, in base agli interessi di chi li gestiva (che non necessariamente era il loro proprietario - Parmalat docet). Troppo spesso si è parlato di libertà solo per avere una maggior libertà di movimento dei capitali.

Le ideologie basate sull'egoismo più sfrenato si sono scatenate ed i risultati cominciamo ad averli sotto gli occhi: guerre diffuse, continui allarmi per terrorismo, angoscia diffusa, ma soprattutto i poveri sono sempre più poveri e disperati, i ricchi sono sempre più ricchi ed il pianeta Terra è sempre più vicino al collasso.
Il 1989 portò un globalismo senza storia. Apparve come se la storia avesse esaurito il suo compito. Tutto era chiaro ed atemporale nella nuova prospettiva globale - liberale. In realtà la storia è ritornata di prepotenza e tocca guardarsi indietro per tentare di capire come si è potuti giungere alla confusione attuale. Ciò che era apparso come il miraggio di poter avere benessere e sviluppo illimitati, oggi appare come la dischiusura di un Vaso di Pandora, dovuto alla rottura di un equilibrio che, per quanto precario, era durato cinquanta anni.

Vale la pena di ritornare all'89 e verificare se quell'entusiasmo di avere un mondo unipolare non debba essere ripensato. La caduta del Muro fu anche la caduta dell'URSS, ma questo non vuol dire che la tradizione del pensiero di sinistra fosse sbagliata, semplicemente Marx non era un gran che come profeta, oppure la realizzazione delle sue teorie non fu coerente al modello (a scanso di equivoci, considero più significativa la prima ipotesi).
Resta il fatto che l'analisi del capitalismo fatta da Marx era una delle più complete mai fatte ed aveva posto in evidenza molti dei limiti che sono stati visti in seguito. E comunque Marx si inquadra in tutta una sequenza di pensatori che hanno fondato il pensiero socialista. E molti intellettuali hanno proseguito il suo lavoro, creando metodologie utili per analizzare ciò che accade nel mondo reale e trarne delle indicazioni su come agire per il futuro.
Che la vittoria del liberismo venisse invece interpretata in un solo modo ha alcune spiegazioni, tra cui:
1) la guerra fredda aveva creato preoccupazioni per decenni e le popolazioni, ormai angosciate, avevano voglia di sentirsi dire che questa guerra, ("fredda" ma reale) che più volte si era avvicinata alla distruzione del mondo, era finalmente terminata in modo incruento. Finalmente si poteva guardare al futuro in modo sereno.
2) I vincitori - i grandi poteri economici - avevano l'interesse ed i mezzi (i mass media) per fare apparire la vittoria nella guerra fredda come una vittoria morale, in cui loro avevano vinto perché loro ed il loro sistema erano moralmente superiori.

A distanza di anni, quando ormai è chiaro che la credenza nella superiorità morale del liberismo si è dimostrata una truffa ben congegnata, appare fondamentale ritornare alle tradizioni della sinistra, senza vittimismi, a fare proposte politiche nel segno della sinistra, evitando il liberismo annacquato che sembra essere moneta corrente tra i leaders della sinistra italiana di oggi. Altrimenti saranno rimasti solo i cattolici a difendere i deboli ed i poveri ed a parlare di solidarietà.
Allora occorre tornare all'89, ripartire dai classici e ricominciare a studiare con metodo nuove prospettive, con urgenza, perché il tempo rimasto a disposizione per intraprendere azioni utili potrebbe essere ben limitato.
Ritornare alla storia, perché fuori dalla storia esistono solo illusioni e miti. Ritornare all'economia, perché è una materia tutt'altro che chiusa. E lavorare insieme, sfruttando le nuove tecnologie, che consentono possibilità di comunicazione che prima erano impensabili.
buon lavoro
Truman

venerdì 9 ottobre 2009

La guerra dell'informazione

Un vecchio articolo del 2003 sui fronti della guerra informativa, che forse vale la pena di rileggere

"Gli unici che possono fermare il prossimo carnaio siamo noi, la moltitudine in marcia da Seattle. Per questo devono eliminarci prima." (Sbancor, agosto 2001)

Riprendo un vecchio articolo di Sbancor, e da lì provo a proseguire. La miccia [della guerra infinita] è stata accesa ed il carnaio è cominciato. Ma le moltitudini dei movimenti non si sono fermate, anzi la loro battaglia (tutt’altro che virtuale) contro l’establishment imperiale si è via via potenziata. Al di là delle guerre più o meno esplicite che le milizie imperiali combattono contro gli stati nazionali scelti come vittime, molti sono i fronti di scontro tra le moltitudini e l’impero. E’ opportuno individuare tali fronti, perché solo in questo modo si può controbattere efficacemente l’impero.

Dovrebbe essere ormai noto il fatto che il fronte principale è quello dell’informazione: l’elaborazione di un’informazione indipendente dai media ufficiali, la raccolta di dati, documenti, immagini, la loro propagazione, è fondamentale per il movimento.

Sul fatto che l’informazione sia un fronte di guerra non dovrebbero esserci dubbi: durante la prima fase della guerra in Iraq (la fase della guerra esplicita che Bush dichiarò finita il primo maggio 2003), morirono circa 140 soldati angloamericani su 250.000 (molto meno dell’uno per mille) mentre ci furono 15 giornalisti uccisi su circa un migliaio (circa l’1,5%, un tasso enormemente superiore). Sulle truppe irachene i conti sono più incerti, ma anche considerando 5000 perdite su 750.000 soldati, si ha una mortalità nettamente inferiore a quella dei giornalisti.

La guerra dell’informazione è una guerra reale. Oltre alle uccisioni di giornalisti, ci sono poi molte morti sospette in settori collegati all’informazione, dal recente scienziato inglese Kelly, a Michele Landi, il tecnico informatico italiano suicidato mentre indagava sui proclami delle Brigate Rosse dopo l’omicidio Biagi.

Se il fronte principale è questo, vale la pena di osservare che una parte significativa del fronte è quella relativa all’analisi degli andamenti economici dei vari stati e delle relative valute, dei mercati borsistici ed obbligazionari, delle istituzioni monetarie internazionali. Oltre al citato Sbancor, sono molti quelli che studiano gli andamenti e modelli economici e propongono alternative al pensiero unico neoliberista (e.g. Tobin tax, reddito di cittadinanza). Non va dimenticata Susan George, che già parecchi anni fa dimostrava di aver capito parecchio in "A fate worse than debt".

Ma la guerra dell’informazione deve molto alle manifestazioni di piazza. La piazza si è dimostrata fondamentale per aggregare le persone in base alle loro idee, consentire di vedersi in faccia, stabilire nuovi contatti, verificare la forza collettiva e uscire dal mondo virtuale di internet. La piazza ha creato il grande evento delle manifestazioni per la pace del 15 febbraio 2003, che hanno significativamente modificato gli equilibri in gioco, in particolare in Europa, dove l’opinione pubblica conta ancora qualcosa. La piazza è stata chiaramente individuata dall’establishment come un terreno di scontro e potenti mezzi sono stati messi in campo per frantumare i movimenti. Va ricordato che anche qui i morti sono stati frequenti.

Il fronte più importante è però il meno evidente. Il predominio del pensiero unico è dovuto a tutta una serie di miti che sono stati instillati nella collettività per convincerla che esiste un’unica via (poi, dove porta quest’unica via, non si capisce). Dal mito della frontiera americana, ai film western, alla ricchezza americana, agli uomini che si fanno da soli, al progresso illimitato, ai miti consumistici. ("Consumo, dunque sono" sembra essere lo slogan sottostante, chi non può comprare e consumare non è un umano degno). Molto sottili sono altri miti, come la potente campagna mediatica della SARS, che è stata sia un esperimento di manipolazione collettiva che un primo attacco alla Cina, quello che dovrebbe essere il nemico del futuro. (Ma, nella logica della guerra preventiva, meglio colpire oggi che rispondere ai colpi del nemico domani.)

Sul fronte mitologico bisogna sia smascherare i miti imposti dall’esterno che recuperare e ricreare dei miti che siano utili alla collettività invece che ai poteri forti. Perché senza miti alternativi non si va avanti, si resta prima o poi succubi delle logiche dell’impero ed il movimento perde la sua linfa vitale. Il fronte più importante, dalla parte delle moltitudini, si appoggia alla rivista letteraria Carmilla, col tentativo dichiarato di combattere un vampiro tramite un altro vampiro. Anche John Kleeves, con le sue analisi dei miti Hollywoodiani, rientra in questo fronte.

Ma non finisce qui, il mito del consumo ad ogni costo porta a vendere di tutto alle masse, anche potenti strumenti di comunicazione a basso costo: telefoni cellulari, videocamere portatili e soprattutto internet. L’aspetto di come l’economia crea nuova tecnologia, spesso per scopi militari, che poi però scende di prezzo e diventa oggetto di consumo, non mi sembra sufficientemente studiato. Eppure il potere di opposizione delle moltitudini, che è cresciuto negli ultimi anni, dipende molto dalla disponibilità di tecnologia a basso costo, e questo l’impero lo sa bene. Non per nulla sono sempre più frequenti le leggi per ridurre gli spazi di libertà (e privacy) su internet e questo non avviene solo in stati islamici più o meno dittatoriali, ma in quelle che dovrebbero essere le nazioni più progredite.

Il futuro dipende anche da noi.

PS: voleva essere un documento teorico, invece un amico mi ha detto che appare come una specie di “manuale del giovane no-global”. Va bene anche così .

venerdì 28 agosto 2009

Carceri USA: una nazione nella nazione

Se si tiene conto solo della popolazione adulta, un americano su cento è in carcere. Il dato [...] rivela come quella che passa per essere la più grande democrazia del mondo ha anche la più grande popolazione carceraria che esista sul pianeta: 2.3 milioni di persone, grosso modo un quarto di tutti i detenuti a livello mondiale. Quasi una nazione nella nazione. (1)

Il dato è abbastanza noto, ma ciò che vedo trascurato nel dibattito è che nell'avere l'uno per cento della popolazione in prigione si consuma uno spreco colossale di risorse umane. La vera ricchezza delle nazioni consiste nello sfruttare al meglio, per il bene comune, tali risorse.

Invece tutte le persone trasgressive, quelle che fondarono gli Stati Uniti, quelle che muovevano la frontiera, vengono oggi estromesse dal ciclo produttivo. Mentre prima essi accoglievano i diseredati, i perseguitati ed i diversi, oggi li mettono in prigione, perdendo così la parte più produttiva della società, quella più capace di un pensiero laterale che oggi potrebbe essere indispensabile per superare la crisi economica.

In più, come spesso accade, l'Italia con alcuni decenni di ritardo tende ad imitare gli USA, così anche da noi cresce la popolazione carceraria e la distruzione di risorse umane.


Truman


(1)http://www.americaoggi.info/node/4708

domenica 2 agosto 2009

Il libero mercato

Un termine che trovo usato spesso (e sempre a sproposito) in giro per i blog è "libero mercato". Con esso credo gli utenti vogliano intendere una forma mitologica di mercato sciolto da ogni lacciolo statale. Ma spiegava Caffè che il mercato è una creazione umana ed è solitamente regolato da leggi umane.

Conviene sempre fare qualche esempio quando si usano dei termini. Il "libero mercato" si può avere solo in situazioni dove lo Stato non si intromette (altrimenti non sarebbe libero). Un buon esempio si trova in alcuni paesi del Sud Italia.




Ci sono dei negozianti che vendono merci.

Ci sono delle organizzazioni che forniscono liberamente servizi di protezione a questi negozianti.

Se i negozianti non pagano la protezione il loro negozio prende fuoco.

Ergo, tutti i negozianti pagano liberamente la protezione.

Per fortuna in questi paesi lo stato non si intromette ed è facile vedere come funziona il libero mercato:

- prezzi alti, per pagare la protezione;

- qualità pessima, perchè altrimenti il negoziante deve chiudere;


- controllo del territorio da parte dei protettori;

- disoccupazione alta, perchè molti non hanno voglia di lavorare per i protettori;

... e così via, sono tanti i magnifici effetti del libero mercato.

venerdì 8 maggio 2009

Una visione integrata dei processi mentali




Un approccio di tipo informatico ed una visione integrata dei meccanismi mentali della memoria e dell'apprendimento.



Introduzione



Forse le osservazioni sulla mente umana fatte finora si sono rivolte al problema con un approccio inefficiente:



La psicanalisi ha analizzato la mente da un punto di vista esterno, dando alcuni risultati interessanti, ma non potendo fornire i dettagli ed i motivi;

L'approccio biochimico attuale tende a scendere fin troppo in dettaglio, rendendo enormemente lontano il raggiungimento del risultato (comprensione globale del processo).



Qui si tenta un approccio intermedio.

La memoria



Si considerano solitamente due livelli di memoria:



- la memoria a breve termine, che mantiene i ricordi per tempi limitati (minuti, ore o giorni);

- la memoria a lungo termine, che può mantenere i ricordi anche per moltissimi anni.



Evidentemente deve esistere un meccanismo per far passare i ricordi da una forma labile ad una consolidata.






La scala giusta



E` noto in ambiente scientifico il fatto che bisogna trovare la giusta scala di misura per osservare un fenomeno. La scelta di un'unità di misura troppo grande fa perdere la visibilità di dettagli significativi, che si ritrovano ad essere più piccoli della scala d'osservazione.



D'altro canto la scelta di una scala troppo fine può rendere il problema intrattabile, perché gli strumenti di cui si dispone non riuscirebbero a trovare una soluzione in un tempo finito. Chiaramente la scelta della scala dipende anche dalla tecnologia di cui si dispone: un problema che oggi è intrattabile potrebbe diventare perfettamente gestibile con strumenti più potenti.



Esempio: la scala atomica non va bene (è troppo fine) per la scienza delle costruzioni, mentre può essere troppo grossolana per lo studio del funzionamento di un laser.



Qui si propone di analizzare il funzionamento della mente con concetti e tecniche tipici dell'informatica.




Non si vuole stabilire qui se tale approccio è corretto o meno: si vuole solo vedere se è utile.







La codifica ed il percorso



E' noto che in ambiente informatico (e non solo) un'entità può essere rappresentata in modi differenti, in altre parole si possono usare differenti codifiche. Un noto esempio e` la codifica dei numeri interi in modalità BCD (binary coded decimal) o in binario puro.



Un concetto in qualche modo opposto (o complementare) alla codifica e` quello di percorso: un'entità assume un significato diverso a seconda del percorso che si deve seguire per raggiungerla.



Entrambi i concetti sono fondamentali, quando si vogliono individuare delle entità in una memoria.






Limitazioni della memoria fisica



E` strano il fatto che in ambiente biologico si trascuri normalmente un assunto dell'informatica: qualunque memoria fisica ha una capacità limitata; per quanto essa possa essere grande arriva sempre un momento in cui la memoria termina.



Bisogna quindi predisporre delle strategie per liberare delle aree di memoria, periodicamente o quando necessario.






La compressione dei dati




Si può parzialmente ovviare alle limitazioni della memoria fisica comprimendo i dati. Varie sono le tecniche disponibili, ma tutte hanno degli aspetti comuni: la compressione allunga i tempi necessari per memorizzare le informazioni e per recuperarle dal supporto fisico, ma diminuisce l'occupazione del supporto.



E` opportuno notare che la compressione può anche essere fatta in un tempo successivo al primo salvataggio.



Il back-up periodico



In tutti i sistemi informatici di una certa entità viene eseguito periodicamente un back-up, vale a dire una copia su un supporto esterno (per esempio nastri magnetici o dischi ottici) di tutti i dati che non sono usati da diverso tempo (supponendo che essi probabilmente non saranno più necessari) e anche di quelli recenti (per poterli recuperare nel caso che venissero accidentalmente cancellati). Il Back-up viene di solito effettuato “Off-line”, in pratica il sistema non e` disponibile per uso normale durante tale operazione. (Ci può anche essere una disponibilità ridotta).



I dati verranno recuperati dal supporto esterno solo se ce ne sarà necessità: e` evidente che anche in questo caso i tempi di recupero delle informazioni possono essere lunghi.



Se dopo un certo tempo (mesi, anni, …) i dati di back-up non vengono richiesti, essi verranno semplicemente distrutti, per esempio riutilizzando i nastri magnetici per contenere nuovi dati.





Alcuni concetti d'intelligenza artificiale



I sistemi ad intelligenza artificiale si basano di solito su alcuni elementi comuni:



- i dati iniziali (preesistenti)

- i dati d'ingresso al sistema

- un motore inferenziale, in grado di elaborare i dati d'ingresso e produrre dei dati di uscita.



I dati di uscita potranno essere, se opportuno, ridati in ingresso alla macchina per produrre nuove uscite.



E` da notare che tali sistemi sono di solito utili in ambiti abbastanza ristretti e che la scelta dei dati iniziali e` abbastanza critica.






Supponiamo che



Supponiamo che i concetti precedenti abbiano senso anche per la mente umana:



- esiste un limite fisico alla quantità di informazioni che si possono contenere nel cervello;

- serve qualche operazione periodica (eventualmente off-line) per liberare memoria;

- tale operazione potrebbe servire anche a consolidare le informazioni (da breve termine a lungo termine);

- può essere utile una qualche forma di compressione dei dati;

- tecniche di intelligenza artificiale possono produrre nuovi dati a partire da quelli preesistenti.



Allora e` noto che esiste una forma di off-line della mente che e` il sonno (e durante il sonno si sogna). E` pure noto che il sogno a volte fa riaffiorare dei ricordi che da tempo non venivano considerati. Tali ricordi spesso vengono visti in una luce nuova (a volte con aspetto deformato).



Si ha la sensazione che il sogno scandisca in modo casuale i ricordi, solitamente seguendo dei percorsi fuori da quelli ordinari (della vita diurna), portando a punti di vista nuovi.



Detto in altre parole, come se scandisse tutti i ricordi tra di loro separati cercando di confrontarli e mescolarli.



Si può ipotizzare che il sogno faccia un lavoro simile al motore inferenziale: scandire i ricordi fino a tirarne delle conclusioni nuove; dopo di che alcune delle vecchie informazioni possono essere cancellate per fare posto in memoria.



Si sarebbe così raggiunta una forma particolare di compressione dei dati: ai singoli eventi viene sostituita la regola generale. Il singolo evento potrebbe anche restare, ma semplicemente come un rimando alla regola generale. In un gran numero di casi potrebbe essere semplicemente cancellato.



Un esempio pratico potrebbe essere il bimbo di pochi mesi che si diverte a buttare gli oggetti per terra: ogni volta che gli si dà qualcosa in mano lui la butta e poi osserva il risultato. Dopo qualche tempo questo modo di fare cessa: il bambino ha imparato la legge di gravità. Ovviamente e` molto più facile ricordare che tutti gli oggetti cadono verso il basso piuttosto che ricordare tutte le volte che un oggetto e` caduto. La sostituzione di una regola generale a molti eventi singoli libera spazio in memoria.



Se così fosse il sogno sarebbe il motore principale dell'apprendimento: solo quando i ricordi recenti sono stati confrontati con quelli vecchi il ricordo si può considerare consolidato (si trova ormai nella memoria a lungo termine). Si avrebbe in questo caso una codifica semplice e compatta dell'informazione.



E` evidente che a questo punto il ricordo può essere stato in qualche misura deformato.



I sogni ricorrenti



Nelle ipotesi precedenti un sogno ricorrente sarebbe un assieme di ricordi che, per come sono codificati o per il loro contenuto, il sogno non riesce ad assimilare, cioè non riesce, confrontandoli con gli altri ricordi, a compattare in modo efficace. Quell'assieme di ricordi per quanto la mente si sforzi, non può essere ricondotto a regole generali, almeno per la persona che li possiede.



Dove porta?



Un approccio di questo tipo potrebbe inoltre essere utile per riconsiderare sia le teorie dell'apprendimento che quelle Freudiane.



Un primo importante risultato sarebbe di capire come la memoria e l'apprendimento non siano del tutto scindibili l'uno dall'altro. L'apprendimento influenza direttamente la memoria e la memoria è in qualche modo apprendimento.



Se vale quanto sopra non ci può essere apprendimento senza sogno. Ogni metodo di apprendimento deve considerare ciò che avviene durante il sonno.



Metodi di apprendimento che non prevedano sufficienti pause di sonno saranno sicuramente inefficaci.



D'altro canto, tentativi di fare a meno del sonno saranno inconcludenti, essendo il sonno non una necessità fisica dell'organismo, ma una necessità del sistema di apprendimento/memoria.



Inoltre, teorie Freudiane come il trauma ed il sogno ricorrente potrebbero essere ricondotte alla incapacità del motore inferenziale di trovare punti di contatto tra gli eventi vecchi ed uno o più eventi nuovi.



Truman Burbank

giugno 2006

mercoledì 22 aprile 2009

Terremoti prevedibili


Sul recente terremoto (6 aprile 2009) in Abruzzo sono state fatte molte chiacchiere, in particolare si è parlato di imprevedibilità dei terremoti. L'affermazione è opinabile su scala temporale breve (vedi il caso del tecnico Giuliani), mentre è certamente falsa nel lungo periodo: se si parla di secoli e non di giorni i terremoti sono certamente prevedibili.


Quindi in alcune zone si sa che prima o poi ci sarà un terremoto di forte intensità e tali zone sono mappate.

(vedi http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/italia.html)

Visibilmente dalla mappa L'Aquila si trova nella fascia di rischio massimo in Italia.

L'altro strumento che viene usato per prevenire i terremoti è la Classificazione sismica dei Comuni italiani che va da 1 (massimo rischio) a 4 (rischio minimo). In base a questa classificazione si costruisce nelle varie zone, con norme sempre più restrittive al crescere del rischio.
(Vedi ad esempio http://www.tinycomp.it/s00/datanews/com_sism_03/com_sism.htm ).

Sorprendentemente (o forse no, per chi ricorda che mesi fa buona parte del consiglio regionale abruzzese fu incarcerato) la classificazione dell'Aquila è 2, quindi rischio elevato ma non al massimo. Ciò ha consentito di dichiarare agibili abitazioni che in zona 1 sarebbero state sgomberate.

La competenza su queste zone è regionale, e L'Aquila fu declassata alcuni anni fa da 1 a 2.

Qui ci sono ampi margini per un'inchiesta giudiziaria per strage.

Truman

martedì 10 marzo 2009

I soliti noti


Alcune note sul film "Valzer con Bashir".

Riprendo da wikipedia una descrizione della trama.

In un bar, il regista Folman ascolta il racconto di un amico, che gli riferisce di un sogno ricorrente: ventisei cani lo inseguono nella notte, onirici testimoni di quei ventisei cani che l'amico stesso uccise durante varie missioni notturne, compiute nei campi profughi palestinesi durante la guerra del Libano. Folman si rende conto, con stupore, che lui non conserva nessun ricordo di quella guerra, pur avendovi partecipato direttamente come soldato.

Inizia allora a incontrare e intervistare amici, commilitoni e un reporter televisivo: il racconto di ognuno di essi diventa un flashback, che presenta un frammento sempre nuovo del conflitto. Questo susseguirsi di testimonianze fa emergere dalla memoria di Folman i suoi ricordi, che diventano sempre più definiti, fino ad arrivare ai giorni cruciali della strage di Sabra e Shatila, a cui assistette passivamente.

Le ultime immagini del film non sono più in animazione, ma sono filmati d'archivio, che ritraggono i cadaveri della strage in mezzo alle macerie del campo profughi: queste immagini reali, al termine di un film di animazione, colpiscono lo spettatore con una crudezza particolare e nuova.


Il film mi appare un'occasione perduta per scavare a fondo nella tragedia mediorientale, che avrà successo proprio per questo (la strategia del galleggiare sui problemi è quasi sempre pagante nella società di oggi).

Ancora una volta i protagonisti sono gli israeliani, mentre i palestinesi sono gli invisibili. Sono numeri più che persone. La conclusione del film è l'autoassoluzione degli israeliani, già molto traumatizzati per avere assistito a scene orrende. Strabismi e miopie troneggiano per arrivare a questo obiettivo. Perchè Israele invase il Libano? Non si può dire. Perchè gli israeliani agivano in coordinamento con i falangisti? Non si può dire. Ma la Shoah deve essere citata ripetutamente, altrimenti qualcuno potrebbe fare confusione tra vittime e carnefici.

Dal punto di vista tecnico è notevole l'uso dell'animazione per un film di guerra che ha la potenza evocativa del Coppola di Apocalypse now. Però Coppola non assolveva gli invasori.

Perchè è proprio questo che io vedo, il tentativo di razionalizzare e giustificare la propria parte nella strage.
Lo psichiatra con cui il regista parla dice esplicitamente che non è colpa sua (di Ari Foldman), qualcosa di analogo dice il regista in un suo commento al film.

Una scena più volte ricorrente nel film è il sogno in cui i protagonisti (tutti israeliani chiaramente) escono lentamente nudi dall'acqua. Sembra netta la voglia di una catarsi, una purificazione tramite il bagno in acqua, una voglia di lavare i propri peccati.

Eppure leggendo la storia ad un livello più profondo è visibilissimo il fatto che tutti gli israeliani si sono autocondannati all'inizio della storia. L'unico modo che avevano per evitare la condanna era cancellare i fatti. E tutti avevavo rimosso. La macchina dell'incoscio aveva dato un chiaro giudizio.

Truman

lunedì 23 febbraio 2009

Arance ad orologeria



Oggi in Italia stupri, rapine, violenze, creano un clima da arancia meccanica generalizzato. Tutti si sentono sempre più insicuri.
La notizia da pulp-fiction del giorno è il cadavere in valigia, che mi fa tornare in mente la "Lettera a Berlino" di Ian Mc Ewan. Fiction e realtà sembrano contaminarsi reciprocamente.

Eppure va notata la coincidenza tra il progredire della crisi di legittimità della casta politica ed il progredire del degrado criminale della società.
La crisi economica pure contemporanea mi appare come un fattore intermedio tra i due, essa costringe il potere ad adottare tecniche da stato di polizia per mantenere i propri privilegi.
E' tutto troppo collegato per non far pensare ad un meccanismo ad orologeria. Molti dettagli non sono chiari, ma quando più meccanismi viaggiano in parallelo c'è qualcosa (o qualcuno) che li sincronizza.

Mi torna in mente il kolossal degli anni di piombo, quando interi settori della società si muovevano come gruppi ordinati di marionette pilotate dai burattinai, con il risultato finale di un golpe al rallentatore durato dieci anni, alla fine dei quali chi stava al potere riuscì miracolosamente a mantenerlo. Insomma, per la sinistra fu una sconfitta epocale, mentre la DC di Andreotti e Cossiga rimase in piedi.
Anche adesso c'è la sensazione che si stiano muovendo freneticamente più o meno gli stessi attori eversivi che si muovevano durante gli anni di piombo (massoneria, servizi segreti, gladiatori?).

Se guardiamo in prospettiva la storia recente italiana, il "Divide et impera" nel secondo dopoguerra si è basato in Italia sul pericolo comunista, contrapposto a seconda dei casi ad una destra eversiva o ad un Chiesa reazionaria.
Questa fase durò per tutti gli anni '70. La fase successiva puntò sulla divisione geografica tra nord e sud per creare fratture nella popolazione. Si esaltavano le differenze geografiche per dividere gli italiani e metterli gli uni contro gli altri. Anche questa fase sta terminando.

Oggi si lavora molto sulla paura dello straniero e sull'insicurezza generale per spingere le persone a non fidarsi di nessuno. (Come spesso accade, non solo si mantiene il potere, ma si fa anche business). Sono tecniche vecchie, già viste in epoca fascista, ma potrebbero essere adeguate alla situazione attuale.

L'incubo di Stanley Kubrick sta diventando realtà quotidiana.

Truman Burbank

mercoledì 7 gennaio 2009

Kidnapped! (La sindrome del bambino viziato)




Conviene ricercare archetipi nel comportamento dei media, perchè la propaganda è basata su semplici stilemi.

Nella merda mediatica che i cosiddetti organi di informazione ci vomitano addosso in continuazione c'è uno stereotipo ricorrente: il soldato israeliano rapito ("kidnapped" in inglese). Il termine inglese rende meglio di quello italiano ciò che i media vorrebbero suggerirci, cioè che i soldati in assetto da guerra che invadono terre di altri per uccidere e rubare, attrezzati con la migliore tecnologia bellica che si possa acquistare, siano in realtà dei bambini ("kids" in inglese).
In pratica a chi combatte contro Israele non viene riconosciuto lo status di combattente, capace di catturare un nemico. Se Hamas o Hizbollah riescono a prendere un prigioniero, nei media di regime il prigioniero è stato "rapito".

Il profitto ideologico dell'operazione è almeno doppio:
1) il militare israeliano viene fatto apparire come un povero essere indifeso;
2) si nega ai nemici la dignità di organizzazione militare, di combattenti organizzati.

Però, in un ardito capovolgimento semantico, tutti i civili assassinati dalle forze armate israeliane diventano invece "miliziani" o "combattenti".

La sindrome del bambino viziato
L'immagine precedente viene confermata da un altro punto di vista. Quando Israele attacca gli altri, compare sempre la scusa che è stato l'altro a cominciare. Come i bambini prepotenti che litigano, gli israeliani danno sempre la colpa all'altro. Essi si comportano come i bambini viziati: frignano, strillano, si agitano ed il papà (gli USA) dà sempre ragione a loro.

Riprendendo Piaget, il bambino viziato, sotto molti aspetti, è "impermeabile all'esperienza".
Ma chi fa pagare agli altri i suoi errori non è poi tanto scemo. L'ossessione degli israeliani per la sicurezza potrebbe apparire patologica, se non fossero i palestinesi a pagare (o i libanesi, o i siriani, ...).
Ma raramente i bambini viziati crescono bene, e la storia di Israele lo dimostra.

Quando in un conflitto si tende a guardare chi ha cominciato (invece che "chi ha fatto cosa" e per quali motivi) si dà priorità alle logiche del potere rispetto a quelle del diritto.
Il bambino viziato lo sa bene e dice sempre "Ha cominciato lui". Gli stati e gli imperi sono allo stesso modo bravi a trovare un casus belli che dia una giustificazione alla loro aggressione del più debole.


Immagine pubblica e privata
Il comportamento di Israele analogo ad un bambino viziato non è casuale: le spiegazioni sono estremamente semplici perchè sono rivolte ad un'opinione pubblica lobotomizzata, trattata anch'essa come una massa di bambini (o deficienti, o ritardati, o minorati mentali; il termine "lobotomizzato" rende però bene l'idea di come le masse dei teledipendenti siano diventate incapaci di connettere le informazioni per trarne significati).

A questa immagine pubblica di Israele si affianca un reale comportamento adulto basato su logiche di sterminio dell'avversario. Chi prova poi a criticare l'immagine pubblica bambinesca viene estromesso da tutti i posti di rilevanza mediatica. E il gioco è fatto.

Truman