mercoledì 7 novembre 2007

Caimani e gattopardi


3 aprile 2006

di Truman Burbank



Alcune note sul Caimano di Moretti.



Il film appare composto con operazioni multiple di
inscatolamento, con tecniche in qualche modo analoghe a quelle
usate ne "Il nome della rosa" di Eco, il quale viene
narrato come se fosse un manoscritto prodotto da un oscuro
Adso, proveniente dall'ancora più oscuro paese di
Melk.

Il tentativo, che a me appare riuscito, è di allontanare
l'autore dall'opera, in modo che essa possa vivere una vita
propria, per avere in definitiva una storia che si narri da
sé.

Da un altro punto di vista ripenso a "La
biblioteca di Babele"
di Borges, alla sua biblioteca
universo, composta di infiniti libri che raccontano
tutte le possibili combinazioni di storie, ma soprattutto
parlano di altri libri, perchè un universo biblioteca può solo
essere autoreferenziale, continuare all'infinito a parlare di
se stesso.

Così mi appare Il caimano: un film a più
livelli che parla di altri film, film girati, film immaginari,
film che non verranno mai prodotti. Il mondo (il cosiddetto
mondo reale) non esiste più, esistono solo le sue
infinite possibili rappresentazioni.

E mi torna in mente Guy Debord con il suo La società
dello spettacolo
. Mi sembra che Debord abbia affermato in
seguito che proprio l'Italia fosse il suo modello di società
dello spettacolo. Incidentalmente, noi italiani parliamo tanto
dei modelli recepiti dagli USA, quando in realtà siamo a volte
i primi ("nel continuare a scavare dopo aver toccato il
fondo"
direbbe uno dei protagonisti del film).



Quindi Moretti decide di combattere Berlusconi, o
meglio i suoi modelli di vita (il "berlusconismo")
sul suo campo, cioè quello dell'immaginario spettacolare
del film.


E’ evidente che da alcuni punti di vista Berlusconi ha
già vinto se bisogna scendere al suo livello per combatterlo
(e questo Moretti sembra saperlo, il suo interpretare
Berlusconi di persona è significativo).


D'altro canto diceva Sun Tzu "Chi sta in
inferiorità di forze deve resistere, chi sta in vantaggio deve
attaccare":
ebbene Moretti attacca, manifestando il fatto
che il tempo del "Resistere, resistere, resistere" è
finito o sta finendo.

Se l'era del caimano sta finendo, il rischio è che la sua
caduta si trasformi in una italica rivoluzione gattopardesca,
dove per il popolo sembra cambiare tutto mentre il potere
reale resta sempre identico a se stesso o addirittura si
rafforza (in Cina sarebbe forse una "rivoluzione
culturale
").

Anche qui Moretti sembra aver intuito che il rischio
peggiore è che la vera "era del caimano" (o di
Ishmael, per dirla alla Genna) stia per cominciare adesso e
che quella che stiamo vivendo sia solo la fine dei
preparativi.



Truman
Burbank

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