venerdì 8 giugno 2012

C'era una volta l'Europa



Era la fine degli anni '80 e tornavo dal Sud-est asiatico (quello che altri chiamano estremo oriente).

Tre settimane a sentire lingue incomprensibili, a vedere ambienti strani, a provare nuovi sapori e odori, a tentare di capire menti lontane dalle nostre.

Un viaggio di lavoro che era stato indubbiamente istruttivo, ma cominciavo a essere stanco.
Arrivo all'aeroporto di Francoforte la mattina, ancora cinque ore da aspettare per il volo per l'Italia. C'è tempo a sufficienza per uscire dall'area transiti e fare un giro all'interno dell'aeroporto.
Faccio quindi la fila al controllo passaporti per uscire.
E qui, inaspettato, il doganiere prende il mio passaporto, sorride e mi dice "buongiorno". In italiano. Poi mi restituisce il passaporto e mi invita a passare.

La traduzione per me è: "Non mancano ancora diverse ore per arrivare a casa. Sei già a casa tua."

Questo ricordo buca gli anni per ricordarmi che l'Europa non era solo un consorzio di banche. Milioni di cittadini gradivano l'idea di una casa comune europea ed erano disposti a fare la loro parte per contribuire.
Secoli di guerre potevano essere visti come un passato da seppellire per fare uno spazio comune di milioni di cittadini.

Oggi mi spiegano che non poteva funzionare. Quello che lo spiega meglio è Bagnai, con la sua profonda conoscenza delle aree valutarie ottimali. Non c'erano le basi matematiche per garantire la stabilità dell'economia europea, anzi è dimostrabile che la costruzione di una comunità politica a partire dalla moneta comune era destinata al fallimento.

Eppure questo modo di ragionare mi ricorda qualcosa. Mi ricorda i professori dell'università che a volte raccontavano di come gli ingegneri avevano risolto i problemi prima che fosse dimostrato matematicamente che tali problemi erano risolubili. Anzi a volte dei problemi erano stati risolti anche quando i matematici avevano dimostrato che non erano risolubili.

Ad esempio, mi pare che poco più di un secolo fa fosse dimostrato che i mezzi più pesanti dell'aria non potevano volare.

Sono più sicuro sulle costruzioni civili. Poco dopo l'anno mille vennero costruite alcune cattedrali immortali, Chartres e poi Notre Dame de Paris, ad esempio.
La scienza delle costruzioni non era ancora stata inventata. Queste cattedrali, per come erano pensate dai loro progettisti, erano destinate a crollare, perché non avevano tenuto in conto la spinta del vento. Furono corrette in corso d'opera, mentre si manifestavano le prime crepe. Furono aggiunti gli archi rampanti. E oggi svettano maestose. Alla faccia dei teorici.

E allora l'Europa secondo me si poteva fare, contro la teoria e aggiustando le crepe. Ma doveva essere un'Europa dei popoli e non dei banchieri.

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