venerdì 8 maggio 2009

Una visione integrata dei processi mentali




Un approccio di tipo informatico ed una visione integrata dei meccanismi mentali della memoria e dell'apprendimento.



Introduzione



Forse le osservazioni sulla mente umana fatte finora si sono rivolte al problema con un approccio inefficiente:



La psicanalisi ha analizzato la mente da un punto di vista esterno, dando alcuni risultati interessanti, ma non potendo fornire i dettagli ed i motivi;

L'approccio biochimico attuale tende a scendere fin troppo in dettaglio, rendendo enormemente lontano il raggiungimento del risultato (comprensione globale del processo).



Qui si tenta un approccio intermedio.

La memoria



Si considerano solitamente due livelli di memoria:



- la memoria a breve termine, che mantiene i ricordi per tempi limitati (minuti, ore o giorni);

- la memoria a lungo termine, che può mantenere i ricordi anche per moltissimi anni.



Evidentemente deve esistere un meccanismo per far passare i ricordi da una forma labile ad una consolidata.






La scala giusta



E` noto in ambiente scientifico il fatto che bisogna trovare la giusta scala di misura per osservare un fenomeno. La scelta di un'unità di misura troppo grande fa perdere la visibilità di dettagli significativi, che si ritrovano ad essere più piccoli della scala d'osservazione.



D'altro canto la scelta di una scala troppo fine può rendere il problema intrattabile, perché gli strumenti di cui si dispone non riuscirebbero a trovare una soluzione in un tempo finito. Chiaramente la scelta della scala dipende anche dalla tecnologia di cui si dispone: un problema che oggi è intrattabile potrebbe diventare perfettamente gestibile con strumenti più potenti.



Esempio: la scala atomica non va bene (è troppo fine) per la scienza delle costruzioni, mentre può essere troppo grossolana per lo studio del funzionamento di un laser.



Qui si propone di analizzare il funzionamento della mente con concetti e tecniche tipici dell'informatica.




Non si vuole stabilire qui se tale approccio è corretto o meno: si vuole solo vedere se è utile.







La codifica ed il percorso



E' noto che in ambiente informatico (e non solo) un'entità può essere rappresentata in modi differenti, in altre parole si possono usare differenti codifiche. Un noto esempio e` la codifica dei numeri interi in modalità BCD (binary coded decimal) o in binario puro.



Un concetto in qualche modo opposto (o complementare) alla codifica e` quello di percorso: un'entità assume un significato diverso a seconda del percorso che si deve seguire per raggiungerla.



Entrambi i concetti sono fondamentali, quando si vogliono individuare delle entità in una memoria.






Limitazioni della memoria fisica



E` strano il fatto che in ambiente biologico si trascuri normalmente un assunto dell'informatica: qualunque memoria fisica ha una capacità limitata; per quanto essa possa essere grande arriva sempre un momento in cui la memoria termina.



Bisogna quindi predisporre delle strategie per liberare delle aree di memoria, periodicamente o quando necessario.






La compressione dei dati




Si può parzialmente ovviare alle limitazioni della memoria fisica comprimendo i dati. Varie sono le tecniche disponibili, ma tutte hanno degli aspetti comuni: la compressione allunga i tempi necessari per memorizzare le informazioni e per recuperarle dal supporto fisico, ma diminuisce l'occupazione del supporto.



E` opportuno notare che la compressione può anche essere fatta in un tempo successivo al primo salvataggio.



Il back-up periodico



In tutti i sistemi informatici di una certa entità viene eseguito periodicamente un back-up, vale a dire una copia su un supporto esterno (per esempio nastri magnetici o dischi ottici) di tutti i dati che non sono usati da diverso tempo (supponendo che essi probabilmente non saranno più necessari) e anche di quelli recenti (per poterli recuperare nel caso che venissero accidentalmente cancellati). Il Back-up viene di solito effettuato “Off-line”, in pratica il sistema non e` disponibile per uso normale durante tale operazione. (Ci può anche essere una disponibilità ridotta).



I dati verranno recuperati dal supporto esterno solo se ce ne sarà necessità: e` evidente che anche in questo caso i tempi di recupero delle informazioni possono essere lunghi.



Se dopo un certo tempo (mesi, anni, …) i dati di back-up non vengono richiesti, essi verranno semplicemente distrutti, per esempio riutilizzando i nastri magnetici per contenere nuovi dati.





Alcuni concetti d'intelligenza artificiale



I sistemi ad intelligenza artificiale si basano di solito su alcuni elementi comuni:



- i dati iniziali (preesistenti)

- i dati d'ingresso al sistema

- un motore inferenziale, in grado di elaborare i dati d'ingresso e produrre dei dati di uscita.



I dati di uscita potranno essere, se opportuno, ridati in ingresso alla macchina per produrre nuove uscite.



E` da notare che tali sistemi sono di solito utili in ambiti abbastanza ristretti e che la scelta dei dati iniziali e` abbastanza critica.






Supponiamo che



Supponiamo che i concetti precedenti abbiano senso anche per la mente umana:



- esiste un limite fisico alla quantità di informazioni che si possono contenere nel cervello;

- serve qualche operazione periodica (eventualmente off-line) per liberare memoria;

- tale operazione potrebbe servire anche a consolidare le informazioni (da breve termine a lungo termine);

- può essere utile una qualche forma di compressione dei dati;

- tecniche di intelligenza artificiale possono produrre nuovi dati a partire da quelli preesistenti.



Allora e` noto che esiste una forma di off-line della mente che e` il sonno (e durante il sonno si sogna). E` pure noto che il sogno a volte fa riaffiorare dei ricordi che da tempo non venivano considerati. Tali ricordi spesso vengono visti in una luce nuova (a volte con aspetto deformato).



Si ha la sensazione che il sogno scandisca in modo casuale i ricordi, solitamente seguendo dei percorsi fuori da quelli ordinari (della vita diurna), portando a punti di vista nuovi.



Detto in altre parole, come se scandisse tutti i ricordi tra di loro separati cercando di confrontarli e mescolarli.



Si può ipotizzare che il sogno faccia un lavoro simile al motore inferenziale: scandire i ricordi fino a tirarne delle conclusioni nuove; dopo di che alcune delle vecchie informazioni possono essere cancellate per fare posto in memoria.



Si sarebbe così raggiunta una forma particolare di compressione dei dati: ai singoli eventi viene sostituita la regola generale. Il singolo evento potrebbe anche restare, ma semplicemente come un rimando alla regola generale. In un gran numero di casi potrebbe essere semplicemente cancellato.



Un esempio pratico potrebbe essere il bimbo di pochi mesi che si diverte a buttare gli oggetti per terra: ogni volta che gli si dà qualcosa in mano lui la butta e poi osserva il risultato. Dopo qualche tempo questo modo di fare cessa: il bambino ha imparato la legge di gravità. Ovviamente e` molto più facile ricordare che tutti gli oggetti cadono verso il basso piuttosto che ricordare tutte le volte che un oggetto e` caduto. La sostituzione di una regola generale a molti eventi singoli libera spazio in memoria.



Se così fosse il sogno sarebbe il motore principale dell'apprendimento: solo quando i ricordi recenti sono stati confrontati con quelli vecchi il ricordo si può considerare consolidato (si trova ormai nella memoria a lungo termine). Si avrebbe in questo caso una codifica semplice e compatta dell'informazione.



E` evidente che a questo punto il ricordo può essere stato in qualche misura deformato.



I sogni ricorrenti



Nelle ipotesi precedenti un sogno ricorrente sarebbe un assieme di ricordi che, per come sono codificati o per il loro contenuto, il sogno non riesce ad assimilare, cioè non riesce, confrontandoli con gli altri ricordi, a compattare in modo efficace. Quell'assieme di ricordi per quanto la mente si sforzi, non può essere ricondotto a regole generali, almeno per la persona che li possiede.



Dove porta?



Un approccio di questo tipo potrebbe inoltre essere utile per riconsiderare sia le teorie dell'apprendimento che quelle Freudiane.



Un primo importante risultato sarebbe di capire come la memoria e l'apprendimento non siano del tutto scindibili l'uno dall'altro. L'apprendimento influenza direttamente la memoria e la memoria è in qualche modo apprendimento.



Se vale quanto sopra non ci può essere apprendimento senza sogno. Ogni metodo di apprendimento deve considerare ciò che avviene durante il sonno.



Metodi di apprendimento che non prevedano sufficienti pause di sonno saranno sicuramente inefficaci.



D'altro canto, tentativi di fare a meno del sonno saranno inconcludenti, essendo il sonno non una necessità fisica dell'organismo, ma una necessità del sistema di apprendimento/memoria.



Inoltre, teorie Freudiane come il trauma ed il sogno ricorrente potrebbero essere ricondotte alla incapacità del motore inferenziale di trovare punti di contatto tra gli eventi vecchi ed uno o più eventi nuovi.



Truman Burbank

giugno 2006

mercoledì 22 aprile 2009

Terremoti prevedibili


Sul recente terremoto (6 aprile 2009) in Abruzzo sono state fatte molte chiacchiere, in particolare si è parlato di imprevedibilità dei terremoti. L'affermazione è opinabile su scala temporale breve (vedi il caso del tecnico Giuliani), mentre è certamente falsa nel lungo periodo: se si parla di secoli e non di giorni i terremoti sono certamente prevedibili.


Quindi in alcune zone si sa che prima o poi ci sarà un terremoto di forte intensità e tali zone sono mappate.

(vedi http://zonesismiche.mi.ingv.it/mappa_ps_apr04/italia.html)

Visibilmente dalla mappa L'Aquila si trova nella fascia di rischio massimo in Italia.

L'altro strumento che viene usato per prevenire i terremoti è la Classificazione sismica dei Comuni italiani che va da 1 (massimo rischio) a 4 (rischio minimo). In base a questa classificazione si costruisce nelle varie zone, con norme sempre più restrittive al crescere del rischio.
(Vedi ad esempio http://www.tinycomp.it/s00/datanews/com_sism_03/com_sism.htm ).

Sorprendentemente (o forse no, per chi ricorda che mesi fa buona parte del consiglio regionale abruzzese fu incarcerato) la classificazione dell'Aquila è 2, quindi rischio elevato ma non al massimo. Ciò ha consentito di dichiarare agibili abitazioni che in zona 1 sarebbero state sgomberate.

La competenza su queste zone è regionale, e L'Aquila fu declassata alcuni anni fa da 1 a 2.

Qui ci sono ampi margini per un'inchiesta giudiziaria per strage.

Truman

martedì 10 marzo 2009

I soliti noti


Alcune note sul film "Valzer con Bashir".

Riprendo da wikipedia una descrizione della trama.

In un bar, il regista Folman ascolta il racconto di un amico, che gli riferisce di un sogno ricorrente: ventisei cani lo inseguono nella notte, onirici testimoni di quei ventisei cani che l'amico stesso uccise durante varie missioni notturne, compiute nei campi profughi palestinesi durante la guerra del Libano. Folman si rende conto, con stupore, che lui non conserva nessun ricordo di quella guerra, pur avendovi partecipato direttamente come soldato.

Inizia allora a incontrare e intervistare amici, commilitoni e un reporter televisivo: il racconto di ognuno di essi diventa un flashback, che presenta un frammento sempre nuovo del conflitto. Questo susseguirsi di testimonianze fa emergere dalla memoria di Folman i suoi ricordi, che diventano sempre più definiti, fino ad arrivare ai giorni cruciali della strage di Sabra e Shatila, a cui assistette passivamente.

Le ultime immagini del film non sono più in animazione, ma sono filmati d'archivio, che ritraggono i cadaveri della strage in mezzo alle macerie del campo profughi: queste immagini reali, al termine di un film di animazione, colpiscono lo spettatore con una crudezza particolare e nuova.


Il film mi appare un'occasione perduta per scavare a fondo nella tragedia mediorientale, che avrà successo proprio per questo (la strategia del galleggiare sui problemi è quasi sempre pagante nella società di oggi).

Ancora una volta i protagonisti sono gli israeliani, mentre i palestinesi sono gli invisibili. Sono numeri più che persone. La conclusione del film è l'autoassoluzione degli israeliani, già molto traumatizzati per avere assistito a scene orrende. Strabismi e miopie troneggiano per arrivare a questo obiettivo. Perchè Israele invase il Libano? Non si può dire. Perchè gli israeliani agivano in coordinamento con i falangisti? Non si può dire. Ma la Shoah deve essere citata ripetutamente, altrimenti qualcuno potrebbe fare confusione tra vittime e carnefici.

Dal punto di vista tecnico è notevole l'uso dell'animazione per un film di guerra che ha la potenza evocativa del Coppola di Apocalypse now. Però Coppola non assolveva gli invasori.

Perchè è proprio questo che io vedo, il tentativo di razionalizzare e giustificare la propria parte nella strage.
Lo psichiatra con cui il regista parla dice esplicitamente che non è colpa sua (di Ari Foldman), qualcosa di analogo dice il regista in un suo commento al film.

Una scena più volte ricorrente nel film è il sogno in cui i protagonisti (tutti israeliani chiaramente) escono lentamente nudi dall'acqua. Sembra netta la voglia di una catarsi, una purificazione tramite il bagno in acqua, una voglia di lavare i propri peccati.

Eppure leggendo la storia ad un livello più profondo è visibilissimo il fatto che tutti gli israeliani si sono autocondannati all'inizio della storia. L'unico modo che avevano per evitare la condanna era cancellare i fatti. E tutti avevavo rimosso. La macchina dell'incoscio aveva dato un chiaro giudizio.

Truman

lunedì 23 febbraio 2009

Arance ad orologeria



Oggi in Italia stupri, rapine, violenze, creano un clima da arancia meccanica generalizzato. Tutti si sentono sempre più insicuri.
La notizia da pulp-fiction del giorno è il cadavere in valigia, che mi fa tornare in mente la "Lettera a Berlino" di Ian Mc Ewan. Fiction e realtà sembrano contaminarsi reciprocamente.

Eppure va notata la coincidenza tra il progredire della crisi di legittimità della casta politica ed il progredire del degrado criminale della società.
La crisi economica pure contemporanea mi appare come un fattore intermedio tra i due, essa costringe il potere ad adottare tecniche da stato di polizia per mantenere i propri privilegi.
E' tutto troppo collegato per non far pensare ad un meccanismo ad orologeria. Molti dettagli non sono chiari, ma quando più meccanismi viaggiano in parallelo c'è qualcosa (o qualcuno) che li sincronizza.

Mi torna in mente il kolossal degli anni di piombo, quando interi settori della società si muovevano come gruppi ordinati di marionette pilotate dai burattinai, con il risultato finale di un golpe al rallentatore durato dieci anni, alla fine dei quali chi stava al potere riuscì miracolosamente a mantenerlo. Insomma, per la sinistra fu una sconfitta epocale, mentre la DC di Andreotti e Cossiga rimase in piedi.
Anche adesso c'è la sensazione che si stiano muovendo freneticamente più o meno gli stessi attori eversivi che si muovevano durante gli anni di piombo (massoneria, servizi segreti, gladiatori?).

Se guardiamo in prospettiva la storia recente italiana, il "Divide et impera" nel secondo dopoguerra si è basato in Italia sul pericolo comunista, contrapposto a seconda dei casi ad una destra eversiva o ad un Chiesa reazionaria.
Questa fase durò per tutti gli anni '70. La fase successiva puntò sulla divisione geografica tra nord e sud per creare fratture nella popolazione. Si esaltavano le differenze geografiche per dividere gli italiani e metterli gli uni contro gli altri. Anche questa fase sta terminando.

Oggi si lavora molto sulla paura dello straniero e sull'insicurezza generale per spingere le persone a non fidarsi di nessuno. (Come spesso accade, non solo si mantiene il potere, ma si fa anche business). Sono tecniche vecchie, già viste in epoca fascista, ma potrebbero essere adeguate alla situazione attuale.

L'incubo di Stanley Kubrick sta diventando realtà quotidiana.

Truman Burbank

mercoledì 7 gennaio 2009

Kidnapped! (La sindrome del bambino viziato)




Conviene ricercare archetipi nel comportamento dei media, perchè la propaganda è basata su semplici stilemi.

Nella merda mediatica che i cosiddetti organi di informazione ci vomitano addosso in continuazione c'è uno stereotipo ricorrente: il soldato israeliano rapito ("kidnapped" in inglese). Il termine inglese rende meglio di quello italiano ciò che i media vorrebbero suggerirci, cioè che i soldati in assetto da guerra che invadono terre di altri per uccidere e rubare, attrezzati con la migliore tecnologia bellica che si possa acquistare, siano in realtà dei bambini ("kids" in inglese).
In pratica a chi combatte contro Israele non viene riconosciuto lo status di combattente, capace di catturare un nemico. Se Hamas o Hizbollah riescono a prendere un prigioniero, nei media di regime il prigioniero è stato "rapito".

Il profitto ideologico dell'operazione è almeno doppio:
1) il militare israeliano viene fatto apparire come un povero essere indifeso;
2) si nega ai nemici la dignità di organizzazione militare, di combattenti organizzati.

Però, in un ardito capovolgimento semantico, tutti i civili assassinati dalle forze armate israeliane diventano invece "miliziani" o "combattenti".

La sindrome del bambino viziato
L'immagine precedente viene confermata da un altro punto di vista. Quando Israele attacca gli altri, compare sempre la scusa che è stato l'altro a cominciare. Come i bambini prepotenti che litigano, gli israeliani danno sempre la colpa all'altro. Essi si comportano come i bambini viziati: frignano, strillano, si agitano ed il papà (gli USA) dà sempre ragione a loro.

Riprendendo Piaget, il bambino viziato, sotto molti aspetti, è "impermeabile all'esperienza".
Ma chi fa pagare agli altri i suoi errori non è poi tanto scemo. L'ossessione degli israeliani per la sicurezza potrebbe apparire patologica, se non fossero i palestinesi a pagare (o i libanesi, o i siriani, ...).
Ma raramente i bambini viziati crescono bene, e la storia di Israele lo dimostra.

Quando in un conflitto si tende a guardare chi ha cominciato (invece che "chi ha fatto cosa" e per quali motivi) si dà priorità alle logiche del potere rispetto a quelle del diritto.
Il bambino viziato lo sa bene e dice sempre "Ha cominciato lui". Gli stati e gli imperi sono allo stesso modo bravi a trovare un casus belli che dia una giustificazione alla loro aggressione del più debole.


Immagine pubblica e privata
Il comportamento di Israele analogo ad un bambino viziato non è casuale: le spiegazioni sono estremamente semplici perchè sono rivolte ad un'opinione pubblica lobotomizzata, trattata anch'essa come una massa di bambini (o deficienti, o ritardati, o minorati mentali; il termine "lobotomizzato" rende però bene l'idea di come le masse dei teledipendenti siano diventate incapaci di connettere le informazioni per trarne significati).

A questa immagine pubblica di Israele si affianca un reale comportamento adulto basato su logiche di sterminio dell'avversario. Chi prova poi a criticare l'immagine pubblica bambinesca viene estromesso da tutti i posti di rilevanza mediatica. E il gioco è fatto.

Truman

sabato 29 novembre 2008

Capitalismo, caos e disordine




Il capitalismo pisciò
A volte può essere utile il linguaggio dei ragazzini per spiegare concetti solo apparentemente nuovi.
Una possibile lettura dell’attuale crisi economica è che il capitalismo abbia pisciato in quella che sembrava essere la fase di passaggio dal livello statale a quello globale, cioé ha fatto “psccc...” come una bombetta natalizia che parte per esplodere fragorosamente ed invece si smorza ignominiosamente.

Se il capitalismo ha fallito il salto di scala, la realtà globalizzata resta.
Adesso alcuni autori stimati (per esempio Prem Shankar Jha in Il caos prossimo venturo) preannunciano il caos sistemico, una incontrollabile instabilità che provocherà molti danni. Conviene ritornare sul concetto di caos, su cui avevo già scritto.(1)

La regolarità del caos
Il caos può anche essere visto come un concetto tecnologico: ciò che è troppo complesso per essere calcolato viene denominato caos. Ma il caos non è necessariamente del tutto caotico e mantiene spesso degli aspetti ripetitivi.

Il caos di Rubik
Un cubo di Rubik ordinato può essere trasformato con poche mosse in un cubo che per un profano ha un aspetto caotico: ogni tentativo di riportare ordine localmente appare aumentare l’entropia globale, ogni stato di parziale ordine viene sconvolto quando si tenta di estendere tale ordine, quando si tenta di portarlo ad un livello più elevato.
La sensazione che si prova è deludente e sconcertante.
Chi conosce le regole del cubo sa però che esso non è mai caotico, che le combinazioni possibili, per quanto enormi, sono limitate e che in un numero relativamente ridotto di mosse si può tornare all’ordine. Chiaramente serve un’attenta analisi dello stato iniziale per capire le mosse da prendere.
Anche un profano intuisce comunque che è un problema di metodo più che di caos.

Se si tratta di disordine più che di caos, mi torna in mente Mao Tse Tung: “Grande è il disordine sotto il cielo. La situazione è eccellente”.
Allora nelle situazioni molto disordinate chi sa trovare delle regole può essere molto avvantaggiato sugli altri.

Mi torna anche in mente Georges Simenon, il quale fa dire a Maigret in un momento di difficoltà “I casi della vita sono infiniti, ma le regole in base alle quali si muovono gli uomini sono abbastanza limitate e sono sempre le stesse” (citazione a memoria da “Maigret a New York”).

Il caos di Sacks
Sul caos riguardavo di recente “Risvegli” di Oliver Sacks, il libro in cui il grande neurologo raccontava il risveglio dalla malattia del sonno tramite L-dopa.
Un aspetto interessante di Risvegli è lì dove Sacks studia le teorie dei sistemi caotici per cercare un rimedio all’estrema instabilità delle cure con L-dopa. In lui viene prima l’esigenza pratica e poi la ricerca teorica.
Ma ho la sensazione che gli sarebbe stato più utile un buon manuale sui sistemi dinamici non lineari che troppe chiacchiere sul caos. Avrebbe forse trovato che la reazione alle cure era analoga ad un’isteresi.
La difficoltà occidentale a capire i fenomeni non lineari viene probabilmente dalla tendenza a cercare i componenti più che la Gestalt.
- Alcuni credono che ciò che non ha andamento lineare sia caotico.
- In generale ciò che non è lineare viene capito con difficoltà.

Quando ci si trova di fronte a fenomeni non lineari bisogna prima classificarli. Per fare ciò è necessario individuare la loro Gestalt, la loro tipologia.(2) Poi si può modellizzare e tentare di descrivere matematicamente.
La descrizione delle non linearità può seguire dei cicli ed avere bisogno di uno stato interno, per esempio ciò avviene nei fenomeni di isteresi.
Altro errore comune è il voler linearizzare, il sostituire un andamento lineare a quello reale per comodità di studio: ha senso (in un certo intorno) linearizzare la curva di un transistor, ma non ha senso linearizzare un’isteresi.
Serve considerare il tempo e l’energia, può essere utile un concetto di stato interno.
Insomma servono solitamente piani di analisi aggiuntivi e la soluzione è su un piano diverso da quello lineare /linearizzato.

La realtà si dimostra quasi sempre più ricca (più complessa) di ciò che vorrebbero i nostri principi di economia mentale. Chi non lo sa ricade facilmente nel vizietto dell’investigatore.(3)

E se non servissero grandi teorie?
Tornando a Prem Shankar Jha, egli sembra parlare di grandi teorie necessarie per gestire un mondo globalizzato, mentre a me viene il dubbio che servirebbe solo un po’ di verità in più, del tipo “il mercato spiega poche cose”, “il liberismo era un imbroglio” e così via. Proviamo a ricostruire la verità.

Truman

Note:
(1) Gestire il caos
(2) L'analogia scherzosa iniziale tra il capitalismo e la bombetta inesplosa rientra in questa tecnica di ricercare isomorfismi tra situazioni che sembrerebbero tra loro molto distanti.
(3) Il vizietto dell'investigatore è per me la tendenza ad assegnare immediatamente una spiegazione ai fenomeni osservati, per analogia con innumerevoli casi precedenti, trascurando la verifica dell'ipotesi prima di enunciarla. E' la tecnica con cui viene immediatamente puntato un capro espiatorio, oppure con la quale il medico di fama diagnostica a colpo d'occhio la malattia sbagliata.

giovedì 6 novembre 2008

Back to 1984



Un nostalgico ritorno ad Orwell

Ripensando ad Orwell ed al suo romanzo 1984 mi resta la sensazione che la situazione da lui delineata fosse più libera di quella che viviamo noi oggi. Oggi che il Grande Fratello è un format televisivo di successo il rileggere Orwell mette un po' di tristezza. Quasi come se egli fosse un ottimista inguaribile.

In 1984 c'era ancora qualche residuo di libertà di pensiero. Ma l’anno 1984 se ne è andato da tempo ed in Europa forse non ci sono più uomini ("L'ultimo uomo d'Europa" era il titolo provvisorio).

Oggi il tritatacarne dei mass-media è riuscito a sterilizzare anche la severa lezione di 1984 ed invece di un mondo dove la storia viene riscritta viviamo in un mondo senza storia, viviamo l'eterno presente del paese dei balocchi, il paese dei consumatori bambini.

Restano solo degli zombies assetati di merce e di feticci.

Nel romanzo 1984 di Orwell bisognava sorvegliare le persone, serviva un Grande Fratello che spiasse tutti in continuazione per individuare i comportamenti devianti e punirli. Esso era basato sul vecchio paradigma del controllo tipico dell'epoca staliniana. Si controllavano le azioni delle persone, con enorme sforzo organizzativo.

Nella società attuale non è necessario controllare tutti. Le strade sono vuote. Il mondo sta nella TV ed esiste solo chi riesce ad accedere ad essa.
Chi non ha visibilità mediatica è come se non esistesse. E' invisibile alle masse, estraneo al mondo. Sotto molti aspetti oggi i devianti vengono puniti facendoli sparire, facendoli diventare invisibili a tutti. E può essere una punizione peggiore del carcere.

Ma nessuno vuole stare fuori dal mondo. Allora per controllare le masse basta controllare i mass-media. Adesso nei colpi di stato si conquista per prima la TV.

Il grande vantaggio (per il potere) del consumismo pompato dai media è poi che esso non lascia alcun tempo libero per riflettere.

Eppure Orwell aveva provato a dirlo nel modo più forte possibile che il potere tende a maciullare tutto e che lo spirito critico deve essere sempre vigile. Dopo il fascismo, il nazismo, il comunismo, il nuovo totalitarismo avanza. E spesso riesce pure a celare la sua violenza.

Le persone nei posti di comando questo lo sanno bene, ma anche le masse hanno capito parecchio e tutti si conformano ai valori dominanti. Ognuno è controllore di se stesso.

La situazione attuale è descritta meglio da Huxley.

"Non esiste, ben inteso, alcuna ragione perché i nuovi totalitarismi somiglino ai vecchi. Il governo basato su manganelli e plotoni d'esecuzione, carestie artificiali, imprigionamenti e deportazioni di massa, non è soltanto disumano, ma provatamente inefficiente e questo, in un'era tecnologica avanza, è un peccato contro lo Spirito Santo.
Uno Stato totalitario davvero "efficiente" sarebbe quello in cui l'onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e il loro esercito di direttori soprintendessero ad una popolazione di schiavi che ama tanto la propria schiavitù da non doversi neanche essere costretta.
Fare amare agli schiavi la loro schiavitù: ecco qual è il compito ora assegnato negli Stati totalitari ai ministeri della propaganda, ai caporedattori dei giornali e ai maestri di scuola".
Aldous Huxley

http://cavallette.autistici.org/2007/05/468

Non c'è alternativa, dicono alcuni.

Truman