martedì 13 luglio 2010

Paradigmi tecnologici



Mi ritrovo a fare dei lavoretti elettrici dentro casa, e noto come i cambiamenti nei materiali e nei componenti elettrici siano stati quasi sempre nel senso della protezione, con qualche regressione dal punto di vista della connessione elettrica, la quale una volta era facile da realizzare, mentre oggi è continuamente ostacolata da dispositivi di protezione o da progettazioni orientate alla sicurezza dell'utente.
Insomma, nel settore elettrico il paradigma della protezione/sicurezza prevale oggi su quello della connessione.
I motivi di tale prevalenza sono abbastanza noti: con una tecnologia ormai matura, la connessione si riesce a realizzare quasi sempre, ma un errore di protezione può essere mortale per l'utente. Va notato che molte volte la nuova sicurezza è plastica al posto di metallo (e quindi essa punta anche al risparmio) ma l'attenzione alla sicurezza è reale.

A confronto la tecnologia informatica oggi appare molto meno matura. Si insiste a parlare di connettività, spesso con riferimento al "digital divide", mentre si parla abbastanza poco di sicurezza, quasi sempre con riferimento a fantomatici hacker, invece che all'immaturità della tecnologia informatica.
Va notato che ciò che viene propalato come "digital divide" è in realtà un "digital business": esso ha poco a che vedere con il diritto delle persone ad essere informate, mentre è il modo in cui i media commerciali indicano le grandi opportunità di guadagni ancora presenti lì dove internet non arriva, oppure arriva con banda ristretta (in pratica non si possono vendere contenuti multimediali).
Ritornando alla tecnologia informatica, in essa il discorso del business prevale sulla qualità progettuale, si cura il guadagno immediato più che il fornire un servizio affidabile all'utente.
Ma in condizioni di saturazione del mercato raggiunta o ormai prossima, sarebbe il caso di capovolgere il paradigma anche qui e privilegiare la sicurezza al posto della connettività.
Tra qualche tempo la differenza tra chi ci ha pensato e chi no potrebbe essere questione di sopravvivenza. Insomma nel prossimo futuro potrebbero sopravvivere solo le aziende informatiche che avranno tenuto in debito conto la sicurezza.

Una nota finale sulla tecnologia automobilistica: anche qui per lungo tempo la sicurezza per lungo tempo è stata messa in sordina perchè "non faceva vendere". Oggi tutti i costruttori pongono l'accento sulle dotazioni di sicurezza delle loro automobili. Il paradigma è cambiato.

Truman

domenica 4 luglio 2010

Il potere cieco e la dittatura latente

Giunge la notizia che Massimo Tartaglia, l'attentatore a Berlusconi (il "duomatore"?); non è punibile, perchè è incapace di intendere e di volere, e tale notizia mi induce preoccupazione.
Anzitutto la perizia psichiatrica andava fatta a Berlusconi, l'uomo più ricco e potente d'Italia, che se ne andava tranquillo in mezzo alla gente, convinto che tutti gli italiani potessero solo amarlo. Non riesce a capire il semplice concetto che l'uomo più potente è solitamente anche il più odiato. Ma già Veronica Lario, l'ex moglie, aveva chiarito che egli aveva seri problemi psichici. Egli vive in un mondo suo, questo si sa.
Però l'aspetto più inquietante dei fatti riportati è che il mandare gli oppositori in manicomio invece che in carcere è tipico delle dittature. Nemmeno si riconosce dignità di persona all'avversario, né si dà un limite alla sua pena. Il carcere è una prospettiva che ad alcuni non mette paura, il manicomio mette paura a tutti.
Eppure quando l'unica verità è quella del potere, allora chi si oppone è fuori di testa, è pazzo.
E i mass-media oggi spingono questo concetto.

Truman

Burlesconi il comico

Berlusconi a volte è comico involontario, ma spesso lo è in modo voluto, anche se la sua comicità è grezza, da avanspettacolo.
In ogni caso, è un fatto positivo che un politico abbia il senso del comico, vuol dire che è capace di cogliere i paradossi. Sotto questo aspetto Berlusconi è molto meglio del grigiore dei vari Bersani, Fassino, D'Alema, dai quali non ricordo una sola battuta comica.
La vecchia classe politica democristiana aveva tale senso del ridicolo. Esemplare la fine ironia di Andreotti: "Il potere logora chi non ce l'ha", oppure "A pensar male si commette peccato, ma spesso si indovina". Notevole il capovolgimento di un luogo comune nella prima frase, di solito il senso comune faceva credere che fosse l'esercizio del potere a logorare, Andreotti chiarisce che come minimo ci sono altre situazioni logoranti.
Anche Cossiga era capace di un suo umorismo, a volte macabro. In una diatriba tra Berlusconi e Celentano, Cossiga dava un suggerimento a Berlusconi: «Chieda due biglietti per RockPolitik, dicendo che sono per la scorta. E si presenti lui in platea gridando: Forza Celentano!».
Viene da rimpiangere il vecchio potere democristiano, ma bisogna anche apprezzare quel poco di buono che c'è oggi.

Truman

Una nota: "La strategia è la via del paradosso", dice Sun Tsu.

giovedì 25 marzo 2010

Destra e sinistra




Destra e sinistra non sono simmetriche, né sono l’una lo specchio dell’altra.


di Truman Burbank


Molti dicono oggi che non ha più senso fare distinzione tra destra e sinistra, che esse sono due categorie ormai logore[1].
Eppure i due termini sono ancora usati abbondantemente nel linguaggio comune.
Evidentemente molte persone li trovano utili.

Sicuramente la distinzione è utile a sostenere il teatrino della politica italiana. Ma ci sono anche elementi concettuali, che qui vorrei individuare.

In troppe analisi che ho visto si tende a prendere inizialmente una posizione e ad omologare tutti gli aspetti negativi della controparte, senza analizzare i dettagli. Altro errore (o bias) che mi sembra di vedere frequentemente è quello di considerare ineliminabili i difetti della controparte e marginali i propri. Per quanto la mia formazione sia di sinistra, qui vorrei tentare di analizzare le due parti con la stessa attenzione al dettaglio.
La prospettiva è prevalentemente italiana, ma i concetti sono abbastanza generali.

Quando si parla di destra e sinistra conviene almeno distinguere: le masse popolari, le élite, le tradizioni storiche, le pratiche attuali. (Cioè distinguere le tradizioni storiche dalle pratiche attuali, a loro volta differenziate tra masse ed élites).

Destra e sinistra come categorie storiche

La contrapposizione destra- sinistra ha sicuramente senso per individuare le radici di fenomeni storici, politici e sociali.

All’origine della differenziazione c’è la distinzione tra conservatori e progressisti, la quale oggi è uno degli aspetti meno importanti. Inizialmente la sinistra si identificava con gli innovatori, i progressisti, e la destra con i conservatori.

Ciò ha delle comunanze con la concezione di Bobbio, per il quale la distinzione principale tra destra e sinistra è in base alla visione delle differenze sociali: per la destra le differenze sociali sono ineliminabili.

La sinistra può essere vista come la parte attiva delle due, quella che cerca di ridistribuire il potere, mentre la destra tende a mantenere gli assetti esistenti, eventualmente in modo gattopardesco e trotzkista se necessario. Tramite apparenti
sconvolgimenti si fa in modo che il potere resti sempre nelle stesse mani.
Possono essere necessarie delle continue rivoluzioni virtuali per mantenere il potere sempre nelle stesse mani.

Insomma la destra non è necessariamente conservatrice, ma vuole conservare il proprio potere, e la distinzione tra conservatori e progressisti si può anche capovolgere. Caratteristico in questo
senso Berlusconi il quale citava “il nuovo che avanza”.

In questa visione la destra ha qualche analogia con ciò che diceva Negri riguardo all’impero, che è definito dalle moltitudini che si oppongono (Negri individua l’asimmetria tra destra e sinistra, ma tende a giustificare l’Impero).

Io aggiungerei almeno che la sinistra privilegia lo studio delle idee, l’ideologia, mentre la destra di solito preferisce un approccio basato su gruppi d’interesse, potere e persone
che li rappresentano (in altre parole forze in campo, alleanze, schieramenti). A ciò corrisponde di solito l’individualismo della destra e il classismo della sinistra.

L’approccio della sinistra mi sembra più potente, più capace di produrre cambiamenti sociali.

Nel patrimonio storico della sinistra si ritrova l’internazionalismo della sinistra di origine socialista, l’attenzione all’ambiente dei verdi, la visione libertaria degli
anarchici.

Ma la sinistra è anche ricchezza collettiva che nasce dalla collaborazione, dal migliore sfruttamento delle risorse umane, dallo giocare in modo più vicino all’ottimale quell’eterno gioco a somma non zero che è la politica. La sinistra per me è ricchezza
derivante dalla ricerca di interessi comuni invece che particolari,
l’abbondanza che nasce dal migliore sfruttamento possibile delle risorse umane e materiali.

Chiaramente nel patrimonio culturale della destra c’è “legge ed ordine”[2], il nazionalismo, (o semplicemente il localismo), una tendenza al razzismo.
(Qualcuno qui aggiunge Dio, patria, famiglia, il che equivale sostanzialmente a vedere la destra come conservazione, perdendo gli aspetti innovatori della destra).

Di solito nella destra c’è maggior attenzione alla coerenza, al rispetto della bandiera. In mancanza di ideali e carenza di ideologie, appare corretto colui che mantiene gli impegni presi, chi fa ciò che gli altri si aspettano da lui. La destra presta più attenzione al valore dell’individuo, mentre la sinistra guarda più all’armonia dell’organizzazione collettiva.

La cultura
In molti casi pratici l’elaborazione culturale della destra italiana resta ad un livello molto basso, anche quando le idee sono giuste. Forse perché le teorie di destra vengono elaborate in una cerchia ristretta, o forse perché l’elaborazione di destra è
proprio poco interessante.

Ekkehart Krippendorf dice che l’arte del dominio è facile. Secondo lui, L’arte di non essere governati ha invece bisogno di infinita fantasia per una continua reinvenzione.

Fuori dall’Italia l’elaborazione ideologica di destra certamente esiste (ad esempio Spengler e Schmitt in Germania), mentre la destra italiana mi appare un po’ stracciona, lumpen.

Va però ricordato che ci sono cicli storici che favoriscono l’una o l’altra parte.
Dopo decenni di egemonia culturale della sinistra il timone sta oggi tornando a destra. La disgregazione del tessuto sociale favorisce la destra ed inoltre la sinistra sembra aver perso la capacità di interpretare la realtà e fornire una sua visione ed una sua strategia.

La legge
Il mondo in realtà non è giusto ed i comportamenti basati sulla giustizia solitamente non funzionano. Da questa ingiustizia percepita nasce l’aspirazione ad un mondo migliore, più sensato.

Alla base delle scelte di molte persone di sinistra c’è una sete di giustizia, una voglia di un possibile mondo migliore. Non è solo una scelta irrazionale, ma un bisogno a volte vitale,
la ricerca di un senso alla propria vita.

Che poi la ricerca di un senso è ancora una volta la voglia di fare economia mentale, la voglia di avere regole semplici.

Come già notato, la legge di destra appare più legata alla polizia che alla magistratura, essa cioè cerca l’ordine più che la legge. E anche qui c’è una voglia di organizzare in modo semplice la propria visione del mondo.

Le differenze tra destra e sinistra spesso hanno a che vedere con la dicotomia legittimità / legalità.

“Il potere legittimo è un potere il cui titolo è giusto, un
potere legale è un potere di cui è giusto l’esercizio.”

“La legittimità [è] la prospettiva da cui si pone di solito
il titolare del potere; la legalità [...] la prospettiva da cui si pone di solito il suddito.” (Bobbio)



Appare netta, almeno in questo periodo, una preferenza della destra per la legittimità (che spesso viene fatta coincidere con i risultati elettorali) ed una preferenza della sinistra per la legalità. In una fase di ideologie decotte il nuovo corso della
sinistra potrebbe risiedere nella legalità.

I media
La destra ha sempre avuto un buon rapporto con i mass-media. Il fascismo fece scuola con le sue tecniche di propaganda, che poi erano un uso dei media finalizzato a consolidare e potenziare l’ideologia fascista.
Anche il nazismo aveva tecniche analoghe.
In tempi recenti, Berlusconi è diventato potente anche grazie all’uso delle TV e dei giornali, spesso in modo sinergico. Oltre a questo, Alemanno sembra aver usato i social network (con successo) per sostenere la sua candidatura a sindaco di Roma.

In confronto, la sinistra appare molto più impacciata. Forse perché la sinistra è più legata a media diversi, principalmente i libri e la musica (ricordare i cantautori) ed inoltre telefono, SMS ed internet tra i nuovi media.


Destra e sinistra oggi
Tentiamo ora di vedere come in pratica si esplicano oggi destra e sinistra nei gruppi sociali, il che può essere ben diverso dalle origini dei concetti di destra e sinistra. Oggi c’è più rappresentazione che ideologia. Lo scontro avviene nel grande circo
mediatico più che nei luoghi di produzione materiale.

La sinistra deve lavorare, o almeno far finta di lavorare, per i perdenti: i poveri, gli anziani, gli sfruttati, gli handicappati …
I politici di sinistra parlano di temi come stato sociale, classe operaia, diversità (sessuale, razziale, di età, …). Spesso difendono lo statalismo rispetto alla libera iniziativa privata, anche se il centro-sinistra italiano da una ventina di anni è passato al liberismo economico.

Sull’altro versante la destra è convinta che la regola principale sia il “do ut des” e quindi tende ad addossare ai perdenti la colpa della loro miseria, allo stesso tempo considerando “anime belle” quelli della sinistra: delle persone fuori dal mondo, che si rosolano in ideali vacui, un po’ commedianti, che vorrebbero
apparire diversi dalla destra (vorrebbero essere moralmente superiori) ma alla fine, negli aspetti sostanziali si comportano come la destra. In questo senso le persone di destra si sentono (e probabilmente sono realmente) più genuine: fanno ciò che fanno per interesse personale, non si aspettano che i loro rappresentanti agiscano per ideali, ma che almeno rappresentino correttamente dei gruppi di interesse.

Le élite e le masse (la commedia dell’arte)
Vale la pena di distinguere destra e sinistra dal punto di vista delle élite e da quello delle masse. Mentre dal punto di vista delle élite del potere le differenze sono minime, esse però recitano per pubblici (target) diversi.
Un punto di vista analogo è quello dei consulenti politico-elettorali. Per gli spin doctors
destra e sinistra sono semplicemente due compagnie teatrali (o meglio una singola compagnia con due facce) che recitano la loro parte, rivolte ad un pubblico in cui hanno individuato il proprio target, allo scopo di vendere la propria merce: programmi elettorali, facce di candidati, illusioni varie.

Per valutare l’efficacia della recita ci sono alcuni indicatori di performance, tra i quali il principale è l’affluenza degli elettori alle urne. In subordine contano i risultati del partito.
Del resto, quando si valuta uno spettacolo si guarda prima il complesso, poi i singoli attori o gruppi di attori.

Nella pratica la classe politica di sinistra non è molto diversa da quella di destra.
In occasione di uno scandalo riguardante il centro sinistra, la destra si affannava a dichiarare: “Vedete che siete uguali a noi!”, non rendendosi conto che proprio questa scusa non richiesta, evidenziava la differenza, insieme alla vergogna di chi era
preso in castagna.
Ma la classe politica di sinistra non reagiva, convinta che la destra dicesse la verità.
Invece la recita è sempre un po’ realizzativa[3] e la differenza c’è, per quanto poggi più sulla base elettorale che non sulla élite.
Forse, più correttamente, la differenza sta sostanzialmente nella
rappresentazione. (Che rispecchia però una reale socialità dell’umanità).

Gli aspetti comuni
Tra destra e sinistra ci sono più aspetti comuni di quanto si potrebbe pensare a prima vista.

“Ogni chiesa ripete se stessa, stabilendo che i valori
dell’ortodossia, che poi non sono altro che i valori della ripetizione, valgano più di quei motivi creativi di cui la storia non ha mai cessato di alimentarsi. Meglio i chierici dei pensatori, meglio i peccatori degli eretici: i chierici sono devoti, i peccatori si possono perdonare, e poi il carattere
gregario dei primi e il senso di colpa dei secondi lavora senza bisogno di coercizione esterna.” (Umberto Galimberti,Controtranfert, in Idee: il catalogo è questo).

“Se sei fedele alla linea, pronto ad ingoiare ogni correzione di rotta senza fare una piega, se sei stato attento a curare i
rapporti con chi sta sopra, con chi sta sotto e con chi sta di lato, ignorando accuratamente chi sta fuori, allora ti sistemeranno in una posizione sicura.”
(Lidia Ravera, Primavera di Micromega 4/2006)

Va evidenziato anche ciò che destra e sinistra hanno in comune: il privilegiare lo schieramento di appartenenza rispetto alla verità, il conformismo che prevale sulla ricerca della conoscenza. Prima si è presa posizione, poi si studiano i fatti.

Ambedue gli schieramenti soddisfano esigenze identitarie della popolazione trascurando lo studio e l’approfondimento, meno utili ad ottenere consenso.

Mai dimenticare che anche la destra ha una base di massa, anche legata a fasce povere, come era il MSI.

Destra o sinistra: l’importante è schierarsi.
Giustamente le persone preferiscono adeguarsi al gruppo, condividere gioie e dolori, più che ragionare con freddezza e con lucidità.

Il freddo ragionamento di solito è individuale, perché va appreso, assimilato, interiorizzato. Un esempio è la difficoltà di apprendere la matematica. Il ragionamento freddo richiede calma e concentrazione.

Il ragionamento costa fatica e dà poca soddisfazione (almeno a breve-medio temine), mentre l’immedesimazione con il gruppo (l’adesione alle sue regole) dà vantaggi subito senza troppa fatica. Nel gruppo si gode e si esprime la propria socialità. Ma ci sono anche altri motivi.

Horror vacui
La paura gioca diversi ruoli nell’appartenenza politica:

  1. nella fase di adesione allo schieramento ha come controparte la paura di affrontare il mondo da soli;

  2. una volta entrati la paura agisce da collante per accettare i rituali e le scelte di gruppo, per evitare il vuoto di una vita privata dalle cerimonie del gruppo;

  3. A volte il vuoto riesce comunque a penetrare lo schermo dei rituali ed emerge prepotente. Allora l’individuo si ritrova ancora una volta solo con se stesso e dubita delle scelte fatte.

  4. c’è chi a volte abbandona il partito, ma continua a farne un perno, dando ad esso la colpa di tutte le sconfitte personali, così come prima ad esso dedicava la propria vita.[4]



I partiti politici riempivano i vuoti della vita con attività sociali. Oggi i mass-media non lasciano più vuoti, o meglio la società dei consumi non lascia più vuoti. Così si è chiuso lo spazio per i partiti politici, almeno quelli tradizionali. Ma
Beppe Grillo riemerge tramite internet.

Riti e feticci
Ambedue le parti tendono a celebrare rituali che diano identificazione alle masse dei proseliti.

Un feticcio che la cosiddetta “sinistra” agita da quando è passata al liberismo (all’inizio degli anni ’90) è la “concorrenza”. Si fa finta che esista un mercato regolato dalla concorrenza, la quale tendenzialmente favorisca sempre l’utente finale, il consumatore.

Altro feticcio solitamente agitato dalla sinistra è il debito pubblico.
La sinistra inoltre ha introdotto in Italia il rituale delle elezioni primarie. In questo è più americanista della destra.

La destra tende ad agitare il “pericolo comunista” come feticcio ma non ha più molto effetto. Oggi si spinge di più la paura dello straniero, che sembra funzionare meglio.
A parte questo, la destra a volte tende a spezzare i rituali “politicamente corretti” della sinistra. Qui ancora una volta il realismo della destra mi appare superiore.

Miti propulsori
Molte ideologie sono basate su miti. I miti trasportano contenuti più profondi di quanto si potrebbe pensare. Alla base di molte scelte dell’individuo c’è un mito propulsivo, ma il mito non è esclusivo rispetto alla ragione. E’ un’altra strada, forse
sintetica, olistica, ma non necessariamente errata. E il mito mi sembra più vicino al modo di lavorare della mente, ai suoi archetipi. Proprio per questo aspetto primordiale esso è capace di fondare ideologie e spingere gli adepti di tali ideologie.

I miti della sinistra erano il proletariato, la lotta di classe, il comunismo. Ma oggi questi miti sono quasi evaporati. Probabilmente qui risiede buona parte della debolezza della sinistra.

A destra c’è il superuomo, la guerra, la patria (la terra e il sangue). Tra i miti della destra c’è anche l’uomo forte, l’uomo della provvidenza.[5]



Il legame della destra con il mito dell’uomo della provvidenza spiega la sua difficoltà a sostituire i leader. Mentre la sinistra, che è più ideologica, cambia solitamente i leader senza troppe difficoltà, la destra tende a vedere come epocale il cambio di
leader e come catastrofe la sua caduta. Con frequenza si cerca il
riconoscimento della Chiesa per l’investitura, come avveniva per l’imperatore al tempo del Sacro Romano Impero.



Le due destre
“Né destra né sinistra” è una delle forme della destra, perché non è ideologia, è tattica del contingente.

Il realismo politico privo di una spinta ideale (sia essa il comunismo, l’anarchia, il cristianesimo) mi appare in sostanza pensiero di destra, orientato al contingente. Esso si muove
nell’orbita del nichilismo.[6]

Dal reale all’irreale: un viaggio di sola andata?
Il realismo politico dei partiti ha portato alla lunga ad un teatrino dove tutti recitano e nessuno crede più agli altri, ma soprattutto (e questo è l’aspetto più grave) non crede nemmeno a ciò che dice egli stesso.

Quasi
Quasi niente di quello che ci raccontano del mondo è vero, ma quel “quasi” è a volte estremamente significativo. Qui si vede come anche la recita abbia contenuti di realtà.
Per capire l’Italia di oggi bisognerebbe rivisitare, studiare e analizzare l’implosione dell’URSS.
Tutti sapevano di recitare e ad un certo punto smisero, quando la paura non riusciva più a trattenere l’irrompere della realtà. E fu una catastrofe.

E così non c’è quasi differenza tra destra e sinistra, ma una piccola differenza potrebbe essere importante. (Qualcosa del genere diceva Roger Zelazny in Una rosa per
l’ecclesiaste
)[7].



Destra, sinistra e potere
C’è un legame forte fra i tre concetti. La sinistra prospera all’opposizione, mentre la destra tende a sgretolarsi in assenza di potere (come avvenne alla caduta del Fascismo).
D’altro canto, quando la sinistra resta a lungo al potere essa tende a somigliare un po’ troppo alla destra. E ciò riporta alle prime definizioni di destra e sinistra.

Ciò che è oggi importante è che, più che mai è necessaria una forza di sinistra. Una forza che non sia statica, ma sia in perenne innovazione. Per troppo tempo abbiamo lasciato Trotskij alla destra. Sarebbe ora di riprenderselo. (La rivoluzione permanente
finora l’ha fatta il capitalismo).


Truman Burbank



Note

[1]
Probabilmente il maggior esponente di questo punto di vista è Costanzo Preve, ad esempio nel saggio “Sinistra e Destra”.


[2]
Qui il blogger Uriel fa notare: “Abbiamo sempre saputo che la destra crede che la giustizia stia nella polizia e non nei tribunali, e abbiamo sempre saputo che per la destra l'ordine sia principalmente una questione di decoro.”


[3]
Come hanno dimostrato ampiamente Claude Lefort ed
altri la democrazia non è mai semplicemente rappresentativa, nel senso di rappresentare adeguatamente (esprimere) un preesistente insieme di interessi, opinioni, ecc., perché questi interessi ed opinioni si costituiscono solo attraverso tale rappresentazione. In altre parole l’articolazione democratica di un interesse è sempre un po’ realizzativa: attraverso i suoi rappresentanti democratici il popolo stabilisce quali sono i suoi interessi e le sue opinioni.”
Slavoj Zizek, L'Oggetto a come limite intrinseco del Capitalismo.


[4] L’apostata. Chi usciva dal PCI diventava un apostata, uno che aveva abiurato una religione e manteneva a vita il marchio dell’appartenenza seguita dall’abbandono. Per la destra un problema
analogo non c’è. Qui si rivela l’asimmetria tra destra e sinistra.



[5] In medicina mi ricorda la passione italica per il chirurgo di fama, una passione che sottovaluta l’organizzazione che sta dietro al gran nome.


[6]
La politica della contingenza. Quando un partito non ha ideali, ma naviga a vista e si preoccupa solo del contingente, quando parla dei particolari ma non del globale, quando punta sui nomi perchè non ha più bandiere, allora si muove dell'ambito del nichilismo.
Chiaramente il Partito Democratico è un partito di destra.
McSilvan riporta una valutazione analoga su Rekombinant:
"Veltroni è così emozionalmente di destra che mi sono quasi commosso. Quando uno dice che qualcosa non è né di destra né di sinistra significa che sta dicendo qualcosa di destra. E Veltroni insiste nel dire che ciò che dice non è né di destra né
di sinistra. Ben venga dunque nell'Italia di centrodestra".
Giancarlo Galan (Casa delle libertà), governatore del Veneto, dopo il lancio al Lingotto di Torino della candidatura di Walter Veltroni come segretario del PD. Da "Il Manifesto" 28-6-2007



Qui (http://www.dooyoo.it/romanzi/zelazny-roger-una-rosa-per-lecclesiaste/502585/)
c’è una mia mini-recensione di questo magnifico racconto di Zelazny.

martedì 2 febbraio 2010

Il paradosso di Say

Esiste un paradosso in Economia, che a me ricorda il paradosso di Olbers in astrofisica. E' il paradosso di Say, più noto nell'economia classica come Legge di Say.


La semidimenticata legge di Say affermava che in regime di libero scambio le crisi economiche non potevano esistere, perchè il denaro è solo un tramite e i prodotti si pagano con altri prodotti, non con il denaro, il quale rappresenta il valore associato ai prodotti. L'offerta è sempre in grado di creare la propria domanda: ogni venditore è anche compratore. Il rimedio delle crisi non doveva perciò, secondo Say, ricercarsi tanto in misure restrittive dell'importazione, quanto nell'incremento di quelle produzioni che servissero all'esportazione. (Rielaborato da wikipedia).



Il paradosso di Olbers (1826) si interrogava sul perchè il cielo di notte fosse buio. Anche se tutti siamo abituati a vederlo buio, ciò non era coerente con alcuna teoria dell'universo. Per riuscire a giustificare il cielo buio si dovette introdurre il Big bang e l'universo in espansione. L'astrofisica ne fu alquanto sconvolta.



La legge di Say diventa oggi un paradosso con lo stesso potere distruttivo di Olbers. Postulato in un periodo in cui c'erano barriere commerciali da tutte le parti (1803) esso appariva ragionevole, bisognava liberalizzare. Adesso che abbiamo liberalizzato tutto e facciamo commercio anche dell'aria (le recenti conferenze sul cambiamento climatico tendevano in realtà a monetizzare la purezza dell'aria, in modo da farci business), le crisi economiche si fanno sempre più violente.

Eppure il discorso di Say era corretto: se il denaro è semplicemente qualcosa di rappresentativo e gli scambi commerciali sono liberi, le crisi economiche devono sparire.

Siccome le crisi non spariscono, è sbagliato il postulato che il denaro sia rappresentativo del valore degli oggetti. Chiunque abbia esperienza di fenomeni religiosi non ha difficoltà a vedere che il denaro è invece un feticcio, che viene adorato indipendentemente da ciò che con esso si può comprare, e come feticcio viene accumulato.


Solo postulando il feticismo del denaro si risolve il paradosso di Say.



Se osserviamo la realtà senza preconcetti, vediamo che il denaro non è un veicolo del valore ma un feticcio, un artefatto umano che diventa oggetto di venerazione.




Truman

Note:
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Say
http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Olbers

lunedì 9 novembre 2009

C'era una volta la maiala


Ancora una volta si è creata una frattura tra la realtà ed i media: chi si guarda intorno vede scuole e luoghi di lavoro svuotati dall'influenza, le strade libere dal traffico, ospedali pieni di influenzati.
Nel frattempo sui media le autorità e gli "esperti" continuano a discettare dell'opportunità del vaccino per il virus di tipo A (per la "pandemia") e di un eventuale vaccino per l'influenza stagionale.
Come al solito, l’ultima persona a cui bisogna dar credito è l’esperto, è troppo coinvolto nelle logiche del potere.

Conviene, piuttosto che ascoltare voci interessate, partire dalla realtà materiale. Un breve consulto con qualche medico onesto che spieghi cosa succede sarà sufficiente a rendersi conto che l'epidemia che ha colpito circa metà della popolazione italiana e presumibilmente è entrata in contatto anche con l'altra metà è la famosa A/H1N1, la maiala, che si è dimostrata fastidiosa, ma pochissimo mortale.

Insomma l'influenza suina ha raggiunto la totalità della popolazione italiana.

Il vaccino non serve più a nessuno. Chi si doveva ammalare si è ammalato oppure si ammalerà nei prossimi giorni. Prendere il vaccino quando l'epidemia ha raggiunto o superato il picco può solo causare danni, non difende dal virus, può peggiorare gli effetti dell'influenza, può causare danni di suo, per gli additivi aggiunti (squalene, mercurio).

Detto questo conviene cominciare a parlare al passato.
-Il vaccino era una bufala ed una truffa.
-L’influenza si è rivelata molto meno pericolosa di quella stagionale.
-Il ministero della sanità, i maggiori quotidiani e tutti i notiziari TV sono inaffidabili e dannosi, hanno seminato paure invece di fare informazione.
-Le aziende farmaceutiche si sono comportate in modo criminale.

In tutta la storia c’è forse un aspetto buono: la suina farà presumibilmente da parziale vaccino per l’influenza stagionale, che farà meno danni degli anni precedenti.
Il che si può rendere dicendo che questo era proprio l’anno in cui non conveniva prendere alcun vaccino, perchè la maiala avrebbe smorzato l'influenza stagionale.

Resteranno quantità colossali di vaccino fortunatamente inutilizzato e di questo fatto qualcuno dovrebbe rendere conto.

Truman

domenica 8 novembre 2009

Saldare la frattura del 1989

Nel ventennale della caduta del muro riprendo un mio vecchio post su Indymedia.

di Truman Burbank, January 12, 2004
Nel 1989 sembrò che il mondo fosse finalmente cambiato - in meglio - con la caduta del Muro di Berlino. A distanza di anni le cose non appaiono più così evidenti, anzi appare una frattura nella storia del pensiero che sarebbe opportuno colmare.

Il 1989 sancì la definitiva caduta dell'impero dell'URSS, facendo apparire il modello occidentale (il "capitalismo"?) come il vincitore della guerra fredda ed il sistema ideologico occidentale come l'unico sistema di pensiero politico degno di essere considerato. Fu molto strombazzata questa superiorità del modello occidentale, come se il vincitore avesse sempre ragione, quindi fosse moralmente superiore al perdente.

Fu evidenziata dai media la povertà, unita al basso livello tecnologico, dei paesi dell'Est, come se la ricchezza fosse di per sé un valore positivo. Eppure la ricchezza (spesso espresso in termini di PIL quando si fa riferimento ad una nazione) era un valore positivo per il modello vincente, mentre esistono ideologie consolidate (quella cattolica, per esempio) nelle quali la ricchezza è un problema più che un valore.
E così vinse il modello occidentale, quello che pensavamo fosse capitalismo, mentre era più correttamente da chiamare neoliberismo. I capitali sono stati sempre più liberi di muoversi e viaggiare per il mondo, in base agli interessi di chi li gestiva (che non necessariamente era il loro proprietario - Parmalat docet). Troppo spesso si è parlato di libertà solo per avere una maggior libertà di movimento dei capitali.

Le ideologie basate sull'egoismo più sfrenato si sono scatenate ed i risultati cominciamo ad averli sotto gli occhi: guerre diffuse, continui allarmi per terrorismo, angoscia diffusa, ma soprattutto i poveri sono sempre più poveri e disperati, i ricchi sono sempre più ricchi ed il pianeta Terra è sempre più vicino al collasso.
Il 1989 portò un globalismo senza storia. Apparve come se la storia avesse esaurito il suo compito. Tutto era chiaro ed atemporale nella nuova prospettiva globale - liberale. In realtà la storia è ritornata di prepotenza e tocca guardarsi indietro per tentare di capire come si è potuti giungere alla confusione attuale. Ciò che era apparso come il miraggio di poter avere benessere e sviluppo illimitati, oggi appare come la dischiusura di un Vaso di Pandora, dovuto alla rottura di un equilibrio che, per quanto precario, era durato cinquanta anni.

Vale la pena di ritornare all'89 e verificare se quell'entusiasmo di avere un mondo unipolare non debba essere ripensato. La caduta del Muro fu anche la caduta dell'URSS, ma questo non vuol dire che la tradizione del pensiero di sinistra fosse sbagliata, semplicemente Marx non era un gran che come profeta, oppure la realizzazione delle sue teorie non fu coerente al modello (a scanso di equivoci, considero più significativa la prima ipotesi).
Resta il fatto che l'analisi del capitalismo fatta da Marx era una delle più complete mai fatte ed aveva posto in evidenza molti dei limiti che sono stati visti in seguito. E comunque Marx si inquadra in tutta una sequenza di pensatori che hanno fondato il pensiero socialista. E molti intellettuali hanno proseguito il suo lavoro, creando metodologie utili per analizzare ciò che accade nel mondo reale e trarne delle indicazioni su come agire per il futuro.
Che la vittoria del liberismo venisse invece interpretata in un solo modo ha alcune spiegazioni, tra cui:
1) la guerra fredda aveva creato preoccupazioni per decenni e le popolazioni, ormai angosciate, avevano voglia di sentirsi dire che questa guerra, ("fredda" ma reale) che più volte si era avvicinata alla distruzione del mondo, era finalmente terminata in modo incruento. Finalmente si poteva guardare al futuro in modo sereno.
2) I vincitori - i grandi poteri economici - avevano l'interesse ed i mezzi (i mass media) per fare apparire la vittoria nella guerra fredda come una vittoria morale, in cui loro avevano vinto perché loro ed il loro sistema erano moralmente superiori.

A distanza di anni, quando ormai è chiaro che la credenza nella superiorità morale del liberismo si è dimostrata una truffa ben congegnata, appare fondamentale ritornare alle tradizioni della sinistra, senza vittimismi, a fare proposte politiche nel segno della sinistra, evitando il liberismo annacquato che sembra essere moneta corrente tra i leaders della sinistra italiana di oggi. Altrimenti saranno rimasti solo i cattolici a difendere i deboli ed i poveri ed a parlare di solidarietà.
Allora occorre tornare all'89, ripartire dai classici e ricominciare a studiare con metodo nuove prospettive, con urgenza, perché il tempo rimasto a disposizione per intraprendere azioni utili potrebbe essere ben limitato.
Ritornare alla storia, perché fuori dalla storia esistono solo illusioni e miti. Ritornare all'economia, perché è una materia tutt'altro che chiusa. E lavorare insieme, sfruttando le nuove tecnologie, che consentono possibilità di comunicazione che prima erano impensabili.
buon lavoro
Truman